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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Kinky Reggae”- Bob Marley & The Wailers
Fino ad ora, in questa rubrica, ho parlato solo di novità, ma ci sono davvero troppi classici su cui si potrebbero scrivere interi poemi omerici. Beh, prima o poi raggiungerò questo traguardo, ma, per ora, devo ancora iniziare, e quale occasione migliore se non il 50esimo anniversario dell’album di Bob Marley e The Wailers: “Catch a Fire”.
Pubblicato nel 1973, ha ormai raggiunto la mezza età, ma la crisi non accenna a vedersi, visto che niente negli anni ha sconfitto la sua popolarità, facendolo rimanere solido nella classifica dei 500 migliori album al 126° posto. Ci sono davvero troppe cose da dire riguardo a Bob Marley, la sua band e questo album, quindi non perdiamo altro tempo con introduzioni troppo lunghe e arriviamo alla central topic di questo articolo.
Questo capolavoro Reggae è stato il primo album di Bob Marley and The Wailers per l’etichetta Island Records, e fu proprio lui a portare la casa discografica alla fama che ha ora. Uscì solamente sotto il nome degli Wailers, per accomodare i gusti più comuni dell’epoca -che si spingevano verso il rock-.Le prime 20 mila copie erano a forma di accendino Zippo; ora sono abbastanza ricercate e si possono trovare su eBay per circa 500 euro, prezzo considerato giusto dai più appassionati. I critici considerano questo album il confine tra le due parti della carriera di Bob Marley: è stato proprio lui a far esplodere il successo del cantautore e a portare la musica Giamaicana ed il roots reggae in tutto il mondo, trasmettendo tutti i significati ed i pensieri che gli autori volevano esprimere con questa musica.
Tutte le canzoni hanno, infatti, una marea di significati, che, ovviamente, rispecchiano i pensieri della band e mostrano il loro vero scopo: sensibilizzare le persone; parlare dei problemi che hanno le comunità da cui provengono; e di quanto vogliano cambiare il mondo. Certamente, queste non erano parole al vento, e non lo sono nemmeno adesso, visto che milioni di persone le hanno ascoltate, rispettate e tramandate, rendendo il loro successo enorme sia dal punto di vista della fama sia dal punto di vista morale.
Bob Marley e i The Wailers hanno lavorato insieme dal 1974 al 1981, formando uno dei gruppi reggae più influenti fino ad oggi. Nonostante i The Wailers -prima con l’intero nome “The Wailing Wailers”- non siano sempre stati associati al cantautore, la storia, e chiunque sia un loro fan, li ricorda insieme a lui e i nomi non accennano a staccarsi in un prossimo futuro -e, probabilmente, nemmeno in uno più distante-. Il primo album di questa collaborazione è “Natty Dread”, contenente il famoso singolo “No Woman, No Cry”, insieme al gruppo femminile “I-Threes” -sottogruppo dei The wailers e band di supporto-. La band, nonostante la morte del leader, Peter Tosh, nel 1987, continua tutt’ora a suonare grazie al bassista Aston Barrett, l’unico del gruppo ad avere ancora l’energia per suonare e portare il grande carico delle tematiche che affronta la band con i tuoi testi.
“Money can’t buy life” -ultime parole di Bob Marley al figlio Ziggy
Tutto questo ci porta a ricordare ancora la leggenda di Bob Marley, sia associato ai The Wailers, sia in singolo, che ha combattuto per i suoi pensieri e la sua patria, la Giamaica, fino alla fine della sua carriera e, purtroppo, della sua vita.
Scritto da: Morgana Stefanutti
Written by: Aurora Vendittelli
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