Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Cara Italia” – Ghali
Capita spesso di chiedersi quali e quante siano le lingue parlate nella nostra penisola, e probabilmente ci sono molte percezioni diverse a riguardo. Qualcuno magari crede siano moltissime le persone che parlano lingue diverse da quella italiana, qualcuno invece immagina non siano così tante…
Questo è uno di quei punti riguardo i quali non si sa mai quale sia la verità. Ma una realtà c’è. E oggi ve la raccontiamo noi, riportando e commentando i dati raccolti nell’affidabile volume Storia dell’italiano della linguista Roberta Cella.
L’edizione è del 2015, pur se ristampata nel 2019, e dunque è già passato qualche anno dalla sua pubblicazione e i dati che vi sono raccolti possono essere già cambiati nel frattempo. Ma in 5 anni il tessuto linguistico non si è certo modificato in modo netto e, da questi dati, si possono comunque trarre informazioni importanti.
Ma, innanzitutto, qual è il rapporto tra la lingua di stato e le minoranze linguistiche in Italia? Ce lo dice la legge 482 del 1999. In essa è contenuta la fondamentale affermazione “La lingua ufficiale della Repubblica è l’italiano”.
Nel suo articolo 2 viene però aggiunto che “La Repubblica tutela la lingua e la cultura delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e di quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, l’occitano, il ladino e il sardo”.
Le prime 6 sono delle “isole linguistiche“, separate cioè dai territori nei quali sono lingue ufficiali nazionali, come ad esempio la minoranza greca. Le altre 6 sono “penisole“, cioè “prolungamenti territoriali” di zone in cui si parla una determinata lingua, come ad esempio la minoranza slovena.
Ci sono poi i casi del friulano e del sardo, che non sono “prolungamenti” di lingue estere, ma sono lingue parlante esclusivamente sul suolo italiano, riconosciute come lingue romanze, derivate cioè dal latino.
Ma quanto sono numerose queste minoranze?
La più consistente è il sardo, parlato da 1.500.000 persone in tutta la Sardegna.
Al secondo posto c’è l’austro-bavarese, una lingua germanica utilizzata da 300.000 persone nella provincia di Bolzano. Altre varietà linguistiche germaniche sono parlate, seppur da molte meno persone, in alcune aree dell’Italia settentrionale.
Poi c’è il franco-provenzale, che conta 120.000 parlanti tra la Valle D’Aosta e il Piemonte, seguito dall’albanese, con il quale comunicano 100.000 in varie aree del centro-sud.
Scendendo sotto i 100.000 parlanti, troviamo i 50.000 della minoranza slovena in Friuli-Venezia-Giulia ed i 35.000 che comunicano in “grico”, una varietà greca, in Puglia e Calabria.
Il ladino, invece, è parlato in una varietà linguistica in Trentino ed in un altra in Friuli-Venezia-Giulia: quest’ultima non è altro che il “friulano”. Infine, sono 20.000 sia gli abitanti sardi di Alghero che comunicano in catalano.
L’Italia, dunque, è una terra che si compone di infiniti colori diversi che rafforzano e caratterizzano il suo incredibile bagaglio storico e culturale invidiato da tutto il mondo.
Segno evidente che le contaminazioni etniche e linguistiche sono un arricchimento grande e irrinunciabile.
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