Facciamo un rapido calcolo: immaginiamo di trovarci ad una festa di compleanno di, poniamo, 20 invitati, per tenerci bassi. Sulla tavola imbandita di cibi d’ogni sorta si trovano una media di 3-4 bicchieri a testa, uno per l’acqua, uno per la coca-cola, uno perché non ricordiamo più dove abbiamo poggiato il primo, e perché no, uno per metterci dentro qualche pop corn. Poi, ovviamente, un piatto per il salato, uno apposito per la torta, che sennò si insaporisce di panino al prosciutto e poi non ci piace più, e un paio di forchette a testa.
Ah, che sciocca, e il centinaio di palloncini colorati sparsi sul pavimento, non li includiamo nel conteggio?
Calcolatrici alla mano: moltiplichiamo tutto per 20, adesso.
Un numero così esiguo di persone riesce in un paio di ore di festa a produrre oltre 240 rifiuti di plastica non biodegradabile, di cui appena 1/3 verrà (forse) riciclato, mentre il resto andrà (sicuramente) ad alimentare l’80% dei composti dannosi che infestano gli oceani.
Meglio evitare di applicare questo ragionamento ai restanti 7,6 miliardi di persone che popolano il mondo, altrimenti si rischiano cifre da capogiro.
Adesso che è stato chiarito il concetto, sarà più semplice comprendere il perché sia tanto importante quanto è stato deciso poche ore fa, dopo 12,5 ore di serrati negoziati: è stato stabilito dall’UE che entro il 2021 la plastica monouso, dai bicchieri di plastica alle cannucce, dai palloncini ai contenitori per gli alimenti dei fast food, dovrà essere abolita in tutti gli stati membri.
L’obiettivo della commissione europea, guidata dall’Austria, è quello di chiudere entro una morsa questo controverso materiale, tanto pratico e maneggevole quanto nocivo per l’ambiente, riducendo drasticamente il suo impiego laddove è possibile, e promuovendo con mano ferma il suo uso e riuso migliore in quegli ambiti industriali in cui è strettamente indispensabile.
Neanche le bottiglie di plastica PET se la caveranno così a buon mercato: pur essendo al momento ancora irrinunciabile la loro produzione, l’Unione Europea ha fissato come obiettivo vincolante entro il 2025 che almeno il 25% di esse dovrà essere correttamente riciclato, ed entro il 2030 tutte, nessuna esclusa, dovranno essere composte per almeno il 30% da plastica riciclata.
Elisabeth Köstinger, Ministro Federale austriaco per la Sostenibilità e il Turismo, ha definito l’accordo appena stipulato “una pietra miliare nei nostri sforzi per ridurre i rifiuti di plastica”, e nonostante Greenpeace abbia sin da subito sottolineato il fatto che queste manovre potrebbero rivelarsi ancora insufficienti ad abbattere del tutto le barriere dell’inquinamento, è unanime il pensiero che il piano dell’UE sia un più che incoraggiante segnale di presa di coscienza e soprattutto di azione concreta per risolvere un problema che coinvolge intimamente ognuno di noi.
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