Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Run Run Run” – Velvet Underground
Nell’anniversario della sua morte, oggi 27 ottobre, è doveroso ricordare Lou Reed, uno dei più importanti musicisti del Novecento, sotto una luce diversa. I suoi testi sono famosi per aver portato all’attenzione del grande pubblico temi forti, tabù, come l’abuso di droghe, l’omosessualità e il suicidio. Testi che furono elogiati da Lester Bangs, famoso critico musicale passato alla storia per il caratteristico stile di scrittura, spesso frutto di un abuso di stupefacenti che lo portava a scrivere di getto.
La poetica di Lou Reed non si ferma però ai Velvet Underground, formatisi nel 1964, e alla sua carriera da solista, ma si allarga anche alla poesia. Quest’ultime sono state raccolte di recente in un’antologia intitolata Do Angels Need Haircuts? – Hanno gli angeli bisogno di un taglio di capelli? – titolo questo sicuramente accattivante.
Le poesie del cantante rispecchiano in pieno i testi delle sue canzoni. Immagini apocalittiche unite ad un linguaggio crudo scorrono sulle pagine. Frasi come: “Ti piace usare le persone, ferirle senza pietà” oppure “Tu sei tutto ciò a cui ho pensato davvero, mentre la tv amplificava le urla”. Nei versi si susseguono tristezza, rabbia, cinismo e umorismo nero. Lou Reed racconta le emozioni e la vita di gente che vive al limite, assuefatta dalla droga e dalla violenza.
Lou Reed e la Beat Generation
Allen Ginsberg
Lo stile di queste poesie avvicina il cantante agli scrittori e ai poeti della Beat Generation. Intellettuali come Kerouac e Allen Ginsberg avranno il pregio di raccontare un’America nascosta, quella delle periferie e delle piccole comunità, quella degli esclusi dalla società. E a questi autori si rifà la poesia di Lou Reed. Il frontman dei Velvet Underground è appartenuto alla categoria di cui “canta le gesta” e come un bardo dei bassifondi riporta su carta i traumi e le sfortune della sua generazione, donandole una dignità che si riteneva impensabile. Uomini sull’orlo dell’esaurimento, amori irrealizzabili e una quotidianità dai caratteri allucinati fanno delle poesia di Lou Reed lo specchio di una realtà passata per troppo tempo inosservata.
La grandezza di Lou Reed risiedeva proprio nella sua capacità di parlare della realtà da cui proveniva, sia con la musica che con la poesia, linguaggi diversi usati per raccontare un’unica grande storia.
Il cantante ci ha lasciato nel 2013, ma lo ricordiamo ancora oggi come l’uomo che diede voce agli emarginati, coloro di cui si preferisce non parlare.
E' arrivato il momento in cui l'arte contemporanea invaderà l'intera capitale: Rome Art Week. Da oggi, 26 ottobre al 31 un calendario fitto di mostre, opening, performance, open studio e visite guidate animeranno ogni rione della Capitale.
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