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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “L’isola che non c’è” – Edoardo Bennato
Nel mezzo del – ormai non troppo – biondo Tevere, serpeggia un’isola che unisce il ghetto a Trastevere, nota alle coppiette per la vista romantica sul ponte rotto e la magnifica musica di cui si può godere spesso sotto uno dei suoi due ponti: l’Isola Tiberina è un’istituzione a Roma.
Scendendo le scale che portano alla passerella sul fiume, verso le scalette del ponte rotto, c’è una scultura parecchio strana che spiega perché i romani abbiano deciso di costruire sopra un pezzetto di terra in mezzo al fiume, sempre soggetto a inondazioni e quindi parecchio problematico.
Nessuno ci fa mai troppo caso.
Ma ci abbiamo fatto caso noi, che lavoriamo qui vicino, ecco la foto della scultura in questione.
Siate clementi: il rilievo risale al 289 a.c. ed è sempre stato esposto alle intemperie, è normale che non si capisca granché. Però, sulla destra, si intuiscono dei capelli, probabilmente una testa ormai andata perduta, e sulla sinistra ecco un caduceo, simbolo della medicina.
Non a caso, in antichità quello era il bastone di Esculapio, divinità della medicina. Ma lì sotto non c’è mai stata una farmacia o un ospedale, niente di niente: cosa ci fa Esculapio lì?
La storia che segue prende in parte dalla realtà, in parte dalla leggenda.
È il 293 a.c. e a Roma scoppia una terribile epidemia. Il Senato si riunisce per capire come sconfiggere questo male e con le poche conoscenze mediche dei romani, decidono che l’unica cosa sensata da fare è costruire un tempio in onore di Esculapio, così che possa guarire i malati e debellare la malattia.
Sensato direi.
Prima di andare avanti, devo ricordarvi che il pantheon romano è stato creato a partire da quello greco: Esculapio è il nome romano di Asclepio, il dio della medicina greco.
Così, alcuni saggi partono alla volta di Epidauro, in Grecia, per prelevare una statua del dio e portarla a Roma, ma come souvenir, dal santuario, i romani si portano anche un serpente.
Non un animale a caso, chiaramente: simbolo di sapienza e immortalità, era particolarmente caro ad Asclepio. – o Esculapio, come preferite -.
Convinti il serpente sia un segnale mandato direttamente dall’alto, partono subito per la capitale, navigando tranquillamente nel Tevere.
Ad un certo punto, proprio nei pressi dell’isolotto a cui i romani non prestavano mai attenzione, – perché avrebbero dovuto, dopotutto – succede qualcosa: il serpente salta fuori dalla nave e si nasconde nell’isola.
Allora il tempio va lì. Per forza: ce lo ha detto direttamente il serpente. Anche se vanno costruiti due ponti, vanno fatti gli argini e spesi tutti i soldi che servono ai malati.
Però, alla fine, il tempio fu completato nel 289 a.c. e per coincidenza, fortuna, fato, chiamiamolo come ci pare, l’epidemia venne arginata.
Quel serpente scolpito con una testa che non si vede più è l’unica cosa ancora “visibile” del tempio di Esculapio. Adesso, al suo posto, sorge la chiesa di San Bartolomeo – non potete sbagliarvi, è l’unica dell’isola – e davanti, vuoi per ricordare l’origine dell’isola, il Fatebenefratelli.
Se ha funzionato così tanto tempo fa: non sarà il caso di costruire un tempio ad Esculapio anche noi?
Scritto da: Alice 5D
Written by: Aurora Vendittelli
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