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L’isola del tesoro: l’isola c’è, i tesori sono 7

today20 Agosto 2022

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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “L’isola di Wight” – Dik Dik

Si perché di tesori si parla, 7 per l’esattezza. 2 super genitori e 5 figli.

L’isola è quella di Ventotene, una perla tirrenica meravigliosa. Sono stato a cena sul mare.

Ed ho conosciuti una famiglia. Anzi un mondo composto da due genitori e cinque figli.

Massimo D’Angelo è il capostipite, nato a Napoli è un imprenditore, è stato ed è tuttora direttore commerciale di grandi aziende, ma, nella stagione estiva, gestisce anche il ristorante di cui è proprietario e in cui ho cenato. Catia Pellini, sua moglie- romana, che cura con lui il locale.

Entrambi innamorati perdutamente di questa isola in cui Massimo fin da bambino trascorreva le vacanze.

Innamorati perché è un luogo che permette di staccare completamente da tutto, soprattutto dal lavoro frenetico.

Dal loro matrimonio nascono quattro figli, Raffaele, Ruben, Rebecca e Roele. Mentre Massimo ha già una figlia più grande di nome Ramona. 

Isola

Il primo dei loro quattro ragazzi, Raffaele, compirà a breve 18 anni ed è affetto dalla sindrome di down. 

Questa situazione inaspettata cambia un po’ la vita della coppia che decide di fare un passo davvero importante per permettere a Raffaele di rendersi autonomo e indipendente anche quando loro non ci saranno più.

Così la coppia apre un ristorante molto caratteristico. Si chiama La Terrazza sul Mare ed è l’unico dell’isola aperto da due persone che non sono nate a Ventotene, quindi già di per sé, un’esclusiva molto particolare.

Nel frattempo la madre, Catia, lascia il suo lavoro per dedicarsi alla famiglia e alla nuova attività, diventando davvero un faro per tutti, il punto di riferimento inamovibile. 

A Ventotene, nella realtà del ristorante, Raffaele vive la serenità e l’armonia di un luogo fuori dal mondo, ma ugualmente pieno di vita. Una vita genuina e autentica, però. Distante dalle frenesie e circondata da uno splendido mare.

L’avvio de La Terrazza sul Mare non è semplice, ma il gioco di squadra di questa famiglia ha fatto davvero la differenza. Tutti i ragazzi collaborano con i genitori nella gestione del ristorante, nonostante la ristorazione non sia di certo la loro ambizione massima. Ognuno di loro, infatti, segue il proprio percorso di studi senza tralasciare l’attività.

Raffaele, invece, è completamente dedito al ristorante. Lo vive con passione e ce la mette tutta per portare avanti il progetto dei suoi genitori. Il valore aggiunto di questo locale, infatti, è proprio lui -oltre all’ottimo cibo e ai prezzi abbordabili nonostante sia un luogo di villeggiatura non certo economico-.

I valori alla base di tutto

Alla base del successo di questo luogo ci sono dei valori fondanti importantissimi per Massimo. 

“Occorre passione, competenza e una visione che vada più in là del proprio naso” – Massimo D’Angelo 

Durante la cena a La Terrazza sul Mare sono rimasto colpito da tante cose. Vedere la famiglia alla loro tavola, nella stessa sala in cui eravamo noi clienti, è stata una gioia per gli occhi. Si respirava aria conviviale, aria di casa, fatta di tante parole e di cellulari quasi inesistenti. Ho visto dialogo, risate, confronto fra i genitori e i quattro ragazzi insieme.

Per un momento mi è sembrato di entrare in un vecchio romanzo o in uno di quei film in cui tutto è equilibrio perché le radici sono limpide e solide. Così ho deciso di intervistarli e di farmi raccontare da loro il segreto dell’armonia che riescono a mantenere e a trasmettere anche agli altri.

Chiacchieriamo tutti insieme 

In questa lunga chiacchierata mi hanno raccontato l’ultima decisione che hanno preso democraticamente in famiglia. Quella di trasferirsi da Roma a Napoli dove Massimo gestisce la sua azienda. Un passo non facile, soprattutto per i ragazzi che a Roma hanno la loro vita e le loro certezze già avviate.

Rebecca, che cosa pensi in un momento storico del genere, del fatto che vivi una condizione così armonica in famiglia? 

“Ne sono davvero felice. Sono contenta di avere una famiglia unita. Ci sono state giornate complicate durante il covid, ma credo siano successe a tutti. Insomma, è tutto ok. Comunque sono felice di stare bene con i miei fratelli”. – Rebecca

Incredibile a dirsi, ma un altro dei fratelli mi dice addirittura che i social non li usa molto. Ha 16 anni e crede che servano, ma che non siano fondamentali. Tutto normale per un adulto che ascolta, ma è inusuale e piacevole al tempo stesso sentirlo dire da un ragazzo così giovane dato che molti della sua età la penserebbero in modo completamente opposto.

Una famiglia atipica

Mi sono imbattuto in una famiglia atipica, non c’è che dire. In positivo, ovviamente. Mentre parliamo nessuno di loro si distrae al telefono, sono tutti partecipi del momento, tutti aperti al dialogo, tutti pieni di vitalità. Ci sono attimi in cui la famiglia deve essere unita e attimi in cui ci si può svagare per conto proprio. Ma il telefono non è certo il primo pensiero. 

Anche con gli altri figli parliamo della “fortuna” di avere una situazione favorevole in ambito affettivo. 

“Mi ritengo fortunato, papà lavora e mamma la vediamo spesso. Una grande fortuna avere mamma a casa”. – Roele

Ed è un punto di riferimento importante. Un “dettaglio” che, per i ragazzi del nuovo millennio, non è affatto scontato.

“Con mamma riesco a confrontarmi  sulle piccole ansie e sui pensieri che posso avere. Sono legatissima ai miei fratelli e credo che questo dipenda dal grande rispetto che papà ci ha insegnato”. – Rebecca

Parlando con Massimo, il papà, il feeling e la condivisione dei pensieri viene subito a galla.

“Ad un amico puoi voler bene, ma può capitare di tutto. Genitori e famiglia invece ci sono sempre”. – Massimo D’Angelo 

Il punto di Raffaele 

Chi cattura inevitabilmente l’attenzione e la simpatia di chi entra a La Terrazza sul Mare è senza dubbio Raffaele. Un mix di entusiasmo e carica incredibile. 

“Sono molto legato a Rebecca, invece Roele mi fa i dispetti. Papà è severo e lavora tanto, invece mamma è simpatica!” – Raffaele

Chiedo ai ragazzi, come si vedono nel futuro. Il 90% dei giovani dice che non lo sa… con lo “speriamo” in mezzo alle frasi. Mentre dovrebbero voler conquistare le cose.

Rebecca risponde alla mia suggestione e confessa di voler fare l’insegnante. 

Il padre Massimo, invece, tira in ballo un’altra parola, l’umiltà, come valore aggiunto e come un grande punto di forza. Ciò che ha sempre insegnato ai figli, praticandola innanzitutto su se stesso, non è la competizione, ma la cooperazione.

 L’attività di famiglia 

Poi decido di parlare con loro dell’attività di famiglia perché sono curioso di capire come vivono i figli le scelte e le “avventure” dei genitori. E qui si accavallano le varie emozioni e i vari punti di vista.

Isola

Catia mi parla di come ha preso confidenza con l’isola di Ventotene e del fatto che sia stato necessario decidere il trasferimento da Roma a Napoli. Massimo parla con passione di Napoli che è la sua città d’origine. Mentre Raffaele racconta la storia dell’apertura del ristorante del papà e ne è molto felice. 

“Ammetto che non mi piace molto l’ambito della ristorazione. Secondo me la passione serve per lavorare meglio, ma ancora non so che lavoro voglio fare. Intanto voglio iscrivermi a economia, seguire le orme di mio padre e gestire qualcosa a livello commerciale”. – Ruben

“La passione non è tutto. Voglio realizzarmi ed essere felice e stare bene in salute. Credo di somigliare molto di più a papà che a mamma”. – Roele

Un ristorante “educativo”

Secondo Massimo aprire un ristorante ha avuto un ruolo quasi educativo perché permette alla sua famiglia di stare insieme e di creare qualcosa remando tutti dalla stessa parte.

“Sono certo di aver trasferito dei bellissimi valori ai figli. La differenza con i loro coetanei secondo me è questa. Rispetto per i genitori, aiuto verso gli altri, umiltà e sincerità.” – Massimo D’Angelo 

Poi ci siamo addentrati in un discorso puramente imprenditoriale e con Massimo abbiamo tirato le somme anche sulle sue attività.

“Da bravo direttore commerciale ti dico che il risultato è la logica conseguenza di un lavoro. Se fai un buon lavoro hai un buon frutto. È ovvio che al comandante di un azienda spetta la scelta. Parlando con i ristoratori dell’isola ho proposto di far fare un gruppo di acquisti, proponendo una diversità, perché penso che un imprenditore CAPACE debba cooperare con gli altri imprenditori”. – Massimo D’Angelo 

Isola

L’affinità è fondamentale!

Non posso fare a meno, durante l’intervista, di notare la grande affinità che c’è fra Massimo e Catia. È evidente il grande supporto che sono l’uno per l’altra e viceversa. Il che è un fondamentale esempio anche per i figli.

“Senza mia moglie non sarei niente. Noi siamo ciò che ci diamo. Mia moglie è l’artefice di ogni mio successo. My life, my wife”. – Massimo D’Angelo 

“Personalmente sono fiera ed orgogliosa di aver scelto di fare la mamma. Io e Massimo stiamo insieme dal 2000 e siamo sposati dal 2003. Abbiamo creato un rapporto differente. Ho imparato a viaggiare grazie a lui. Vengo da una famiglia di coltivatori diretti e Massimo mi ha dato molto coraggio per affrontare momenti particolari della nostra vita”. – Catia Pellini.

“Parlavo di progetti con mia moglie e lei mi disse “Ti svelo un segreto… non sei immortale!”. Penso che se in famiglia si sbaglia bisogna dirselo. Quindi quando ci si comporta male bisogna ammetterlo. 

Sul gruppo di famiglia vengono ammessi molte “colpe” e soprattutto è l’umiltà a regnare sovrana” – Massimo D’Angelo 

Isola

Questa esperienza e questa realtà fanno pensare che il tesoro sia molto più vicino di quanto immaginiamo… E che ogni Robinson ha il suo Venerdì.

 

Il Direttore 

 

Written by: Direttore G. Ceccanei

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