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Gli emoji, una forma di comunicazione di massa che tutti utilizziamo nella nostra quotidianità. E se i grandi letterati italiani invece che scrivere poesie in endecasillabi o terzine avessero utilizzato proprio gli emoji?
E’ questa l’idea che è venuta a un gruppo di docenti universitari che hanno accettato una grande sfida moderna: tradurre in emojitaliano le opere più famose della nostra letteratura. Scopriamo insieme come è nata questa innovativa idea!
Facciamo due chiacchiere con una delle ideatrici di questo progetto, Francesca Chiusaroli, docente di Linguistica generale e Linguistica dei media all’Università di Macerata.

Come nasce il progetto
La riscrittura tramite emoji: da dove deriva questa idea geniale di riscrivere L’Infinito di Leopardi in una lingua della comunicazione di massa ampiamente diffusa?
La traduzione dell’Infinito di Leopardi in questa strana lingua si colloca all’interno di progetto di traduzione in emoji che ha come primo esemplare Pinocchio di Collodi, tradotto nel 2016. Queste opere costituiscono il primo tentativo in assoluto di riscrittura in emoji attraverso la costituzione di un codice linguistico.
Gli emoji sono considerati una sorta di nuovi geroglifici ma in realtà sono un repertorio di pittogrammi che possono essere interpretati in vario modo a seconda della lingua e della persona.
L’emojitaliano ha assegnato dei valori agli emoji, contenuti in un dizionario digitale. Inoltre questa nuova lingua è dotata di una grammatica semplificata italiana che permette a chiunque di comprendere il testo.
La traduzione dell’Infinito in emoji è un esperimento di traduzione collettiva: c’è una community social che si ritrova su Twitter grazie all’hashtag #scritturebrevi o #emojitaliano.
Tutte le opere coinvolte
Non solo Leopardi ma anche Pinocchio e la Costituzione italiana: quale sono le altre opere che fanno parte della letteratura italiana che avete provato a riscrivere in emojitaliano?
Dopo Pinocchio, che è un po’ il testo di partenza, ci sono state molte traduzioni: quella della Costituzione Italiana e del Manifesto della Comunicazione Non Ostile (un’associazione che combatte contro l’odio in rete). Le opere sono varie e disparate, molto diverse fra di loro.
Il Pinocchio di Collodi è un testo letterario ricco di toscanismi. La Costituzione invece è un testo piano e regolare, quindi la traduzione in emojitaliano è stata molto più semplice.
Nel corso degli anni il repertorio di emoji si è molto ampliato: ogni 6 mesi si aggiungono circa 200 emoji. L’emojitaliano quindi evolve come una lingua viva grazie a nuovi ingressi e neologismi.
Storia di un grande successo
Quali sono state le implicazioni di questa geniale idea? Come hanno recepito la novità gli studenti? Ha funzionato come metodo per avvicinare anche i più giovani allo studio e alla comprensione dei testi letterari?
Lo scopo dell’emojitaliano non è ovviamente quello di sostituirsi all’opera originale o alla lingua italiana. Questa è una forma sperimentale di traduzione che fa parte della tradizione delle lingue artificiali. Questo esperimento vive all’interno della globalizzazione: i simboli esistono già e sono i più potenti della comunicazione digitale.
Crediamo sia importante sfruttare le potenzialità per superare le barriere. L’emojitaliano si presta a molte applicazioni dell’ambito della didattica: una traduzione in emoji può essere sperimentata a vari livelli scolastici, nelle scuole di ogni ordine e grado.
Lo scopo è quello di avvicinare il lettore (adulto o giovane) al testo principale. Scegliamo principalmente testi molto popolari proprio per avvicinare il pubblico a queste grandi opere letterarie del passato.
Un grande team
Oltre che dalla professoressa Chiusaroli che abbiamo intervistato, questo interessante e moderno progetto di traduzione in emojitaliano è stato curato anche da Johanna Monti, docente di Didattica delle lingue e traduzione automatica all’università di Napoli L’Orientale e da Federico Sangati, ricercatore presso la OIST Graduate University in Giappone.
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