Durante la lettura si consiglia l’ascolto dell’album “Let’s Dance – David Bowie”
Il 9 aprile 1983 David Bowie raggiungeva la posizione numero uno della classifica inglese con la title track del suo quindicesimo album Let’s dance.
Il brano, uno dei più famosi del cantante, è indicativo del sound funky unito al R&B, che contraddistingue l’intero album. A produrre l’album infatti Nile Rodgers, uno dei nomi più autorevoli di questo genere. Fondamentale anche il contributo del giovane Stevie Ray Vaughan, che collaborò alla realizzazione del disco. Se per Bowie questo fu l’inizio della crisi artistica, per Vaughan, che di lì a poco sarebbe diventato uno dei virtuosi della chitarra blues, era l’inizio di una formidabile carriera.
Uscito dopo la pionieristica trilogia berlinese, e all’insegna di un nuovo contratto discografico con la EMI, Let’s Dance riportò Bowie in testa alle classifiche, con numeri di vendite esorbitanti, tanto da contendersi il posto dell’album più venduto insieme a The Rise and Fall of Ziggy Stardustand the Spiders from Mars.
Questo cambiamento musicale avvicinò Bowie a un nuovo pubblico. In un’intervista racconta:
“All’epoca, Let’s Dance non era mainstream. Era virtualmente una nuova specie di ibrido, usando chitarre blues-rock in contrasto al formato dance. Non c’era niente che suonasse veramente simile ai tempi. Quindi sembrò commerciale solo in apparenza perché vendette così tante copie. Fu grande in questo senso, ma mi mise nella condizione di mandare a farsi “fottere” la mia integrità artistica”. Bowie aggiunge: “Si trattò di un buon disco, ma venne concepito come un progetto a parte. Avevo tutte le intenzioni di proseguire nel mio stile consueto poi. Ma il successo di quel disco mi costrinse veramente, in qualche modo, a continuare a flirtare con “la bestia”. Fu una mia decisione, certo, ma sentii, dopo qualche anno, che mi ero bloccato artisticamente”.
Dopo Let’s Dance infatti l’artista disse di aver raggiunto il punto più basso della sua carriera: i successivi Tonight (1984) e Never Let Me Down (1987), vennero entrambi stroncati dalla critica, e solo con la band Tin Machine Bowie riuscì a risollevare la sua immagine.
Ricordiamo anche le altre due tracce che hanno trascinato l’album: Modern Love e China Girl, rifacimento di una canzone che aveva scritto con Iggy Pop per l’album The Idiot. Secondo alcuni critici il resto dell’album non è all’altezza dei tre brani ne hanno segnato le vendite esorbitanti, segno della crisi artistica di Bowie. Tuttavia per esempio Cat People (Putting Out Fire) è stata definita “the finest of Bowie’s recordings of the 1980s”. Rolling Stones ha invece definito l’album “the conclusion of arguably the greatest 14-year run in rock history”.
Durante la lettura si consiglia l'ascolto del brano: "Blinding Lights - The Weeknd" Guida intergalattica per la sopravvivenza domestica VOL. XXIX Si avvicina il traguardo del mese per la nostra rubrica e, con esso, anche la sua naturale conclusione ma, per ora, siamo ancora qui a consigliarvi in questa lunga e noiosa quarantena... Perché non darsi all'enigmistica??? Il consiglio di oggi si sussume tutto nel suo titolo, infatti per straordinario […]
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