Alessandro Magno, forse uno dei condottieri più celebri della Storia antica insieme a Giulio Cesare, fu proclamato Re di Macedonia nel 356 a.C. Creatore di un impero dai confini vastissimi, tanto da essere riuscito nell’impresa di conquista dell’intero Egitto, si autoproclamò Faraone. Nel 352, a soli 36 anni, l’imperatore morì. La storia dei suoi resti, rimasti introvati sino ad oggi, ha davvero dell’incredibile.
Il suo corpo, inizialmente sepolto a Menfi, fu spostato quando la città egiziana venne accorpata ad Alessandria. Con il livello del Nilo in costante aumento, intere parti della città andarono perdute per sempre. I più freschi di studi, infatti, ricorderanno senz’altro intere pagine dei libri di storia dedicate al limo, sostanza terrosa prodotta ai margini del fiume, in grado di ricoprire ogni cosa le capiti a tiro.
Persa per sempre la localizzazione originaria del suo sarcofago, fino ad oggi non erano bastati neppure i 140 scavi condotti in vari siti differenti, per poterla riportare alla luce. Il mistero pareva infittitosi a tal punto da ricordare, per molti aspetti, il lungo calvario correlato alla tomba del faraone Tutankhamon.
La speranza è rinata grazie all’antropologa Calliope- Limneos Papakosta, la quale ha riportato in superficie il vecchio quartiere reale, situato proprio sotto ad un parco alessandrino.
Nonostante i primi scavi fallimentari, la studiosa non si è persa d’animo: dal 1998, ha condotto ricerche sempre negli stessi luoghi. Finalmente, dopo 21 lunghi anni, tanto studio e lavoro hanno donato i loro frutti. Oggi, grazie alla tenacia di questa studiosa greca, è stato riportato alla luce uno dei sarcofagi più ricercati dell’intero mondo antico, patrimonio dal valore incalcolabile della Storia antica.
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