Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Welcome to Wonderland” – Anson Saebra
Nel Regno Unito c’è stato un processo ad un ragazzo a causa di idee politiche che nel ventunesimo secolo non sono proprio tollerabili.
Ma la cosa interessante è la pena che gli hanno dato: leggere i grandi classici, iniziando da Dickens e Jane Austen fino a gennaio, poi sarebbe tornato davanti al giudice.
Escludendo il fatto che, se nel ventunesimo secolo obbligare un giovane a leggere è una punizione peggiore della morte, questa decisione può apparire leggera, ma anche molto logica.
Verba volant, scripta manent
Se c’è un modo per insegnare qualcosa a qualcuno, quel metodo è sicuramente far leggere a quel qualcuno dei testi sull’argomento. – Testi coerenti, mi raccomando.-
I pensieri dello scrittore, le testimonianze storiche, la situazione sociale… tutti gli aspetti della vita vengono tatuati sulla carta dagli scrittori di ogni epoca. Ideali e realtà si intrecciano con le storie fantasiose dei romanzi.
Un esempio è La Divina Commedia di Dante Alighieri, dove la situazione politica della penisola italica si intrecciava con il viaggio spirituale nell’Aldilà del poeta, raccontandoci fatti veramente avvenuti.
Non è un caso se a scuola ci fanno studiare i testi latini o comunque testi non contemporanei: tramite la scrittura tutto resta. La storia si tramanda per iscritto, così che non possa essere modificata –Più o meno visto quello che è successo con i libri trascritti dai monaci nel medioevo-.
Un libro, un discorso o più semplicemente una frase può travolgere la vita di una persona e il suo modo di pensare. Tramite le parole vengono passate testimonianze importanti, come ad esempio quella della giovane Anna Frank.
Ho parlato con una professoressa di italiano e latino, Patrizia, che mi ha raccontato di quanto odi obbligare i suoi studenti a leggere, ma è necessario per farli appassionare alla lettura che tanto ama:
“Amo soprattutto la narrativa e la poesia, che mi presentano sempre dimensioni e visioni della realtà altre da me. Leggere serve a non chiudersi, a continuare a mettersi in discussione. La scoperta del pensiero di un altro è ciò che anche in età matura fa pensare che non si è smesso di imparare e di crescere. Mi dispiace di avere spesso il ruolo di quella che i libri li infligge, ma se da qualche parte non si comincia, non ci si avvicina mai a certe opere. […]. A volte serve: educare significa tirare fuori, sia quello che c’è già ma le persone non lo sanno; sia magari tirare fuori da una chiusura, da un pregiudizio chi ci sta impastoiato dentro”
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