Sono passati appena tre giorni dalla Giornata mondiale del sonno, eppure la sua importanza torna a far parlare gli scienziati: ricordate la spaventosa lista di controindicazioni di una cattiva qualità del riposo?
Secondo un recente studio, condotto da un team di ricercatori della Rimit University di Melbourne e pubblicato sul Journal of the International Neuropsychological Society, ad aggiungersi all’elenco ci sarebbero anche i vuoti di memoria che voi tutti di certo avrete sperimentato almeno una volta nella vita.
La causa di questi spiacevoli episodi di dimenticanza sarebbe imputabile agli OSAS, vale a dire alle apnee ostruttive del sonno, quelle interruzioni parziali o totali del flusso aereo delle vie respiratorie che possono durare anche interi minuti.
Per studiare il presunto collegamento tra questo disturbo del sonno e la memoria, i ricercatori hanno messo a confronto le capacità cognitive di 44 individui sani e di 44 pazienti soggetti a OSAS non trattata con la qualità della loro memoria semantica, quella legata al ricordo di parole come il nome di un compagno di scuola, e di quella episodica, che permette di riportare alla mente la successione di fatti che si sono svolti in un determinato avvenimento del passato.
Ad entrambi i gruppi è stato chiesto di richiamare alla memoria una serie di ricordi autobiografici. I numeri non hanno lasciato adito a dubbi: la correlazione tra causa (apnee notturne) ed effetto (vuoti di memoria) è stata inconfutabilmente provata dal fatto che le persone con OSAS manifestavano ricordi troppo generici nel 52,3% dei casi rispetto al 18,9% del gruppo di controllo.
Individuato il nesso, non resta che contrastarlo. Come?
Il sistema migliore finora adottato si affida alle macchine CPAP (Continuous Positive Airway Pressure), una sorta di ventilatori che impediscono alle pareti soffici delle vie aeree superiori di “collassare” durante il sonno. In questo modo, i pazienti godono di un riposo di buona qualità e le loro capacità cognitive ne risultano migliorate.
Post comments (0)