Durante la lettura si consiglia l’ascolto del brano: “Melody – Lost Frequencies ft. James Blunt”
La musica è un mezzo di comunicazione diretto, che coinvolge ciascun individuo, seppur con tradizioni e culture diverse. Il ritmo della musica, gli strumenti e il canto, permettono di suscitare in noi le diverse emozioni. Ma come può la musica evocare sentimenti?
Un team internazionale tra Stati Uniti e Cina, ha analizzato le emozioni suscitate da circa 2.168 brani musicali. In questo studio, sono stati individuati 13 tipi di emozioni associate alla musica. Quali?
Divertimento, gioia, erotismo, bellezza, relax, tristezza, stato sognante, trionfo, ansia, spavento, fastidio, sfida e sentirsi su di morale.
Alen Cowen, dottorando del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Berkley ha affermato:
La musica è un linguaggio universale, ma non prestiamo sempre sufficiente attenzione a ciò che sta dicendo e al modo in cui viene compresa.
Alan Cowen
La ricerca del team internazionale
Per svelare questo magnifico mistero, sono stati reclutati 2500 individui in America e Cina, tramite Amazon Mechanical Turk, oltre ad una selezione di partecipanti di diversi istituti. Ogni concorrente ha giudicato 40 campioni musicali, incentrati su 28 diverse categorie di emozioni, seguendo un’apposita scala di positività e negatività. Infine per mezzo di strumenti statistici, gli scienziati hanno ristretto il campo delle emozioni a 13.
Le risposte dei partecipanti sono state chiare in termini di musica. Nell’ascoltare le Quattro Stagioni di Vivaldi, gli individui si sono sentiti eccitati, mentre si sono pompati con Rock The Casbah di The Clash. Let’s Let’s Stay Together di Al Green li ha pervasi di sensualità e Somewhere Over the Rainbow di Israel Kamakawiwoole, li ha fatti gioire. Contrariamente l’heavy metal li ha provocati.
Come afferma Cowen:
Le persone di culture diverse possono concordare sul fatto che una canzone sia rabbiosa ma possono differire dal fatto che quella sensazione sia positiva o negativa. I valori positivi e negativi, noti nel linguaggio psicologico come “valenza”, sono più specifici della cultura.
Alan Cowen
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