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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Envole-moi”- Jean-Jacques Goldaman
Come tutti ben sappiamo, parlandone e sottolineando le varie problematiche riscontrate in questo periodo di pandemia, il cinema è stato oggetto di chiusure e crisi. Festival, candidature ai vari premi, eventi, mostre e anteprime dei film vengono rimandati a data da definirsi.
Finalmente, ad oggi, c’è uno spiraglio di luce che si fa spazio nell’ombra. Ed è così che voicebookradio.com oggi, ha avuto modo di partecipare all’anteprima stampa, presso l’Eden Film Center, del film “Volami via”, regia di Christophe Barratier, già presente sulla scena cinematografica con altri cortometraggi e film, tra cui: La guerra dei Bottoni (2011), Faubourg (2008), I Ragazzi del coro (2004).
“Volami via” è tratto da una storia vera, con un registro volontariamente leggero e moderato, che lascia un’impronta essenziale, quasi impercettibile, ma tremendamente consistente. Trasmette uno spunto di riflessione viscerale e travolgente.
Lasciamo che la sala cinematografica parli, perché l’atmosfera del cinema è casa e paese sconosciuto, dove sai cosa ti aspetti all’inizio di un film, ma la storia che vivi al cinema, come vieni proiettato poi nel film è un effetto a sorpresa. Le luci si spengono, il vociferare si quieta, finché non vieni catapultato a capofitto nella vicenda che già dal principio ti sussurra una situazione familiare.
Ed è così che “Volami via” ti entra dentro, fin da subito.
Thomas Reinhardè, il protagonista del film è un giovane di ormai trent’anni scoccati all’anagrafe, ma la sua personalità si rispecchia all’interno di un adolescente affamato di puro divertimento sfrenato, senza limiti. Non prende responsabilità, approfittando della situazione economica famigliare, perché il padre lo fa vivere sugli allori.
C’è fin da subito un cambiamento drastico del personaggio, perché il padre di Thomas, chirurgo di fama, lo obbliga a prendersi cura di un suo paziente Marcus, che riscontra problemi fisici gravi, tanto da considerare ogni giorno della sua vita un regalo, un miracolo della natura.
Così il giovane scansafatiche accetta. All’inizio ha dei cedimenti, ma fin da subito, seppur mantenendo un carattere da Sindrome di Peter Pan, capisce il valore dell’empatia, la sensibilità, il mettersi in gioco mettendo da parte l’egoismo.
Un vortice di emozioni che travolgono lo spettatore e i personaggi, un movimento a zig zag delle situazioni che ti fanno sbattere da una parte all’altra della vita. Finché non arriva un momento di svolta…
Le spalle potenti, sicure e maestose della mamma di Marcus. Tenace e pronta a voler scalare l’Everest a mani nude e senza scarpe, pur di donar vita al figlio. I suoi occhi stringono forte al petto, una grande sofferenza, per la paura di non essere abbastanza. Marcus ha delle crisi, la voglia di abbandonare. Un grido disperato che spezza il cielo a metà, ma custodito dall’amore della madre e non solo.
Thomas diventa il suo punto di riferimento, il suo braccio destro, l’altra metà della luna nel film di Christophe Barratier.
Nessuno ci ha chiesto di voler nascere qui. Nessuno al mondo ha chiesto a Marcus di voler nascere tra l’arroganza, la violenza e la noia, come cita la canzone protagonista che da nome al film.
Eppure c’è l’anello che tiene stretta la voglia di rinascere, ricominciare, voler mettersi a nudo con l’altro. Cosa?
Il volersi bene, senza condizioni, ossia senza dover dare niente in cambio, senza quelle aspettative dettate dalla realtà che ci creiamo nella nostra testa.
Lasciare andare l’altro, vuol dire dargli la possibilità di scegliere, se tornare o andarsene via. E fortunatamente c’è chi spoglia l’egoismo tra le sue braccia e prende atto che la vita va vissuta, ogni secondo, ogni minuto, perché poi può finire in un attimo, col rimpianto di non aver mai amato e aver concesso a qualcuno di amarci.
“Non ho scelto io di nascere qui. Tra l’ignoranza, la violenza e la noia. Ne uscirò, me lo prometto, e ricorrerò a mezzi legali, se necessario. Fammi spiccare il volo, lontano da questa fatalità che s’attacca alla pelle.”
Written by: Francesca Aiello
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