Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “La Grange” – ZZ Top
L’uomo nero fuggì nel deserto e il pistolero lo seguì
Stephen King
La Torre Nera è l’opera più vasta di Stephen King. Non si parla semplicemente di un fattore di lunghezza, comunque abbondante considerati gli otto romanzi che compongono la saga. La vastità dell’opera è dovuta in particolar modo al dettagliato mondo descritto da King, in cui le vicende prendono piede. Un mondo che in realtà entra in contatto con altre opere dell’autore, quasi a includerle. Non è un caso che nella saga compaiano personaggi già apparsi in altri libri di King, reinventati in un contesto diverso. E con tutti questi fattori lo scrittore di Portland va a costruire una vera e propria epica post-moderna, in cui forze troppo grandi per essere comprese minacciano l’equilibrio del mondo.
Il libro
L’incipit iniziale è molto semplice. Il libro parte con un inseguimento. Il protagonista, Roland Deschein, sta inseguendo nel deserto una figura all’inizio semplicemente nota come l’uomo nero. Roland è l’ultimo della sua specie.
Egli è infatti un pistolero, un nobile cavaliere addestrato nell’arte della pistola. Roland non è solo rapido e preciso, è qualcosa di più. La sua abilità con le armi è talmente avanzata da non avere riscontri in altre persone, proprio grazie al duro addestramento a cui è stato sottoposto sin da bambino. Ben presto scopriamo che il mondo in cui è ambientata la saga è un mondo a noi molto futuro, ormai entrato in rovina. Più volte nei libri viene detto infatti che il mondo è andato avanti.
In questo futuro, nel mondo sono presenti la magia e alcune tecnologie del passato. Allo stesso tempo, vi sono forti richiami al medioevo, sia politicamente che dal punto di vista letterario. Infatti il mondo di Roland era un tempo diviso in feudi, con diversi regnanti a capo di essi. Ma anziché trovare nobili cavalieri armati di spada e scudo, le armi bianche sono state sostituite dalle armi da fuoco, e al posto di ordini cavallereschi troviamo una casta dei pistoleri, il cui accesso è riservato unicamente ai nobili.
Nell’aspetto più letterario, King si ispira pesantemente alla leggenda di Re Artù. Il nome di Arthur Eld compare più volte nominato nella saga, come il lontanissimo antenato di Roland. Gli stessi nomi sembrano rifarsi in parte a quelli dei cavalieri della tavola rotonda. Tutto ciò fa parte di un worldbuilding ben strutturato e particolareggiato, ma che allo stesso tempo lascia spazio all’immaginazione del lettore, con molte cose che vengono unicamente accennate. Il mondo della Torre Nera, come detto prima, pesca infatti a piene mani da miriadi di fonti diverse, unite in maniera organica dalle esperte mani di Stephen King, alcune attaccate al passato, altre più pop o legate comunque all’era moderna. Grazie anche a ciò, la saga non si colloca in un genere letterario unico, ma presenta diversi elementi della fantascienza, del fantasy e dell’horror.
Ka-Tet
Il viaggio di Roland è lungo. Egli deve infatti raggiungere la Torre Nera, che è il centro di tutte le realtà e le dimensioni. E sebbene essa sia presente in ognuna di queste dimensioni, sotto varie forme, il mondo di Roland è l’unico in cui la Torre Nera sia presente in forma fisica. Per arrivare al suo scopo, Roland ha bisogno di compagni, pescati da varie linee temporali.
Essi sono Jake Chambers, un giovane ragazzo della New York degli anni settanta, che verrà trattato da Roland come un figlio; Eddie Dean, ventunenne tossicodipendente della New York di fine anni ottanta; Odetta Holmes, donna afro americana che ha perso le gambe durante un incidente in metropolitana e che presenta due personalità diverse. Questi personaggi andranno a formare quello che nel libro viene definito Ka-Tet, parola che nella lingua di Roland significa uno fatto di molti. Un gruppo il cui destino è lo stesso.
Durante la lettura conosceremo sempre più le storie dietro questi personaggi e le dinamiche che li legano uno a l’altro. Tramite infatti un sapiente uso del flashback, King ci mette a conoscenza del passato dei protagonisti, ma soprattutto di quello di Roland, il più misterioso del gruppo. Con tale commistione di personaggi, il lettore si trova spaesato nel vedere rimandi al mondo a lui conosciuto e a quello apocalittico in cui le vicende prendono per la maggior parte piede. Considerati i numerosi viaggi dimensionali presenti nel libro, è interessante vedere gli stessi personaggi alle prese con realtà che non conoscono, dando vita così a situazioni spesso comiche.
Una lotta eterna
Tramite una varietà di luoghi, situazioni e personaggi così spaesante, l’autore riesce a toccare temi di un certo calibro, come il razzismo e la tossicodipendenza, per passare poi a tematiche di carattere più filosofico, basate sulla concezione del mondo che King costruisce durante i libri. Un mondo i cui pericoli sono imminenti, ma di cui pochi sono a conoscenza. Spetterà proprio a questi pochi salvare le varie realtà dalla rovina. Una lotta rumorosa per chi la combatte e silenziosa per chi non la vive.
Con tale saga, Stephen King non solo fa una summa di molte delle sue opere, ma si dimostra in grado di rivisitare un genere antico come quello dell’epica in versione più moderna e ugualmente avvincente.
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