Un museo all’aperto, pieno di fascino e ricco di storia, è ciò che ci è stato lasciato in eredità dai Lici, un popolo misterioso caratterizzato da una cultura affascinante, soprattutto quella funeraria.
Nell’incontaminata vegetazione dell’Anatolia, incastonate nella roccia, sorgono diverse tombe di epoca licia risalenti al V secolo a.C.
Le tombe presentano una forma molto particolare e lasciano senza fiato i visitatori, che le possono ammirare anche in lontananza.
È interessante sapere che, secondo il culto popolare, i Lici credevano nell’esistenza di una creatura mitologica incaricata di trasportare nell’aldilà i defunti: per questo motivo le tombe venivano realizzate in posizione elevata. Altra caratteristica particolare rispetto alla tradizione delle altre popolazioni è la vicinanza dei luoghi funerari ai centri abitati e l’uso di inumare più persone insieme, probabilmente per conservare i legami familiari anche nella vita dopo la morte.
Tra le varie sepolture presenti sul monte si può distinguere la Tomba di Aminta, la più grande, ubicata in una posizione isolata nella parte più alta della roccia. La tomba risale al IV secolo a.C e, non appena la si vede, salta subito all’occhio il suo ingresso imponente, che ricorda l’entrata di un tempio ionico. Ciò fa pensare che Aminta dovesse essere un personaggio di rilievo, anche se purtroppo di lui non sappiamo nulla: l’unica informazione che ci rimane sono le lettere del suo nome incise nella pietra.
Come direbbe Cicerone:
La storia è testimonianza del passato, luce di verità, vita della memoria, maestra di vita, annunciatrice dei tempi antichi.
Marco Tullio Cicerone
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