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Cultura

La supremazia dei bianchi

today24 Agosto 2020

Background
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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Oh Freedom” – The Golden Gospel Singers

La schiavitù nasce con la stratificazione sociale, ed era una cosa normale: scritti e opere letterarie ci testimoniano la presenza degli schiavi; il primo scritto fa parte del Codice di Hammurabi, risalente a circa il 1750 a.C., per poi elencare i poemi epici e le commedie e tragedie greche.

Si stima che la maggior parte dei cittadini ateniesi avessero almeno uno schiavo, poiché erano la mano d’opera fondamentale per far funzionare l’economia delle città.

Nelle Americhe anche tra i nativi c’è stato il fenomeno della schiavitù. I modi in cui un uomo libero diventava uno schiavo erano due: per debito o come prigioniero di guerra. Nell’ultimo caso erano destinati alla costruzione di templi oppure a diventare sacrifici per gli dei.

La cosa singolare è che, esclusi i popoli noti per la loro forza e per il commercio di schiavi, tra i nativi americani un figlio di uno schiavo nasceva libero e non ereditava la condizione del genitore.

Dopo la scoperta dell’America, inizialmente furono i suoi abitanti ad essere usati come schiavi, ma poiché gli indios non erano abituati a tali sforzi ed erano scarsamente resistenti, iniziò il commercio degli schiavi africani.

La rotta che le navi Europee facevano era costituita da due tratte: la prima, dove le navi mercantili cariche di stoffe, bigiotteria, utensili e altro si dirigevano verso l’Africa subsahariana; e la seconda, la tratta degli schiavi, il tragitto che le navi, cariche di schiavi, compivano per arrivare in America.

La schiavitù era comune in Africa e tra i modi per cui una persona diventava schiava capitava anche che fosse donata ai capitribù dalla propria famiglia. I capi che fecero scambi con gli europei, visto che non tutti accettarono di prendere parte a questo commercio, diedero coloro che gli erano stati donati insieme ai prigionieri, sfruttando la tratta degli schiavi per liberarsi di criminali comuni. Quando queste operazioni si intensificarono, vennero dati anche gli schiavi per debiti, che non erano proprietà solo dei capi, e ciò indebolì la stabilità sociale.

Oltre alle condizioni fisiche, alle malattie e alla scarsità di viveri, a minare la salute dei prigionieri a bordo delle navi schiaviste un fattore importante era anche la paura: tra gli africani si era, infatti, diffusa la credenza che gli uomini bianchi fossero cannibali e che dopo il lungo viaggio sarebbero stati mangiati e non credevano a chi assicurava loro il contrario.

Tra il XVIII e il XIX secolo le cicatrici e le mutilazioni ornamentali che nella cultura africana costituivano un’importante tradizione -poiché servivano a determinare il clan, la famiglia e lo status sociale- assunsero anche il significato di rendere il giovane meno adatto ad essere contrabbandato come schiavo.

Alcuni diritti vennero conferiti agli schiavi nel 1685 dal Code Noir, stilato da Luigi XIV di Francia, che dava, almeno formalmente, la responsabilità ai proprietari degli schiavi di nutrire, vestire e garantire loro un minimo livello di benessere.

Nella prima metà del 1800 l’Europa iniziò a vietare lo schiavismo e alcune nazioni cercarono, anche schierando le loro Marine Militari, di interrompere la tratta degli schiavi.

L’America, quando 1860 Abraham Lincoln divenne presidente, era divisa tra Nord e Sud: la seconda parte, che si occupava di coltivazioni, per lo più, basava la sua economia sulla forza lavoro degli schiavi e abolire la loro condizione, per i sudisti, avrebbe comportato il crollo dell’economia. Questa condizione portò allo scoppio della Guerra di Secessione Americana nel 1861 e molti degli schiavi liberati si arruolarono e combatterono con le forze nordiste.

Anche se questi combattimenti non portarono alla fine dello schiavismo, che continuò ancora per molto tempo e tuttora esiste in alcune parti del mondo.

Written by: Aurora Vendittelli

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