Scuola. Il luogo dove per definizione una persona cresce e si forma. Sì, se l’istituto lo permette.
Secondo l’OCSE, organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, l’Italia spende il 3,6% del PIL in scuole ed università, un punto e mezzo in meno rispetto alla media degli altri paesi pari al 5%. Difatti solo una scuola su cinque è antisismica e sono 21mila le strutture da considerarsi inagibili, ma che vengono ugualmente utilizzate con regolarità.
Altro problema da non sottovalutare è l’abbandono del percorso scolastico: difatti almeno uno studente su sette non termina gli studi. Inoltre uno studente su due non legge più di un libro diverso da quello scolastico: secondo i dati, il 47% dei giovani può essere definito “non lettore”. Anche lo sport sembra essere qualcosa di molto distante per i ragazzi, basti pensare che uno su cinque non pratica sport e un buon 15% svolge attività fisica in modo irregolare.
Le scuole non sono sicure e gli studenti stessi sembrano non avere interessi, a partire anche da qualcosa di semplice come lo sport appunto. “Un paese vietato ai minori”, commenta Valerio Neri, direttore di Save The Children, e forse ha ragione. Se le scuole stesse perdono interesse nei giovani è inevitabile che anche i giovani perdano interesse verso loro stessi, non leggendo più un libro e non facendo neanche esercizio fisico. Si dice spesso di curarsi dei giovani, ma forse prima ci si dovrebbe curare delle scuole.
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