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Soudtrack da ascoltare durante la lettura: “Cartagine” – Emanuele Aloia
La conosciamo tutti, l’Eneide e probabilmente non ne possiamo più di quel mito. Vi chiedo, però, di fare un ultimo sforzo, e ascoltare –o forse è meglio dire “leggere”– la versione della storia di Didone.
Visto che Marilù Oliva non sapeva come intitolare il libro, ha deciso di intitolarlo L’Eneide di Didone. -Ovviamente sto scherzando! Il titolo racchiude proprio l’essenza del libro, solo in modo più esplicito rispetto ad altri autori, cosa che rispecchia perfettamente il suo stile-. Schietta e senza mezzi termini, ci viene raccontata la regina di Cartagine, in un modo fantasioso –alcune parti sono palesemente inventate-, ma coerente.
Chi è Didone?
La cara Elissa, perché era questo il suo vero nome, fu sposa di Sicheo, un re fenicio o un sacerdote -dipende dalla versione del mito-, e costretta ad abbandonare la sua terra a causa dell’uccisione del marito da parte di Pigmalione, il fratello di lei.
“Gli narro che fu proprio mio fratello Pigmalione a ucciderlo, commise il delitto per il movente più antico del mondo, la brama di soldi, e nella nostra parentela risiede la tragedia: ti tradisce veramente non lo sconosciuto, ma colui di cui ti fidi.”
(L’Eneide di Didone)
Così scappa con le persone che le sono fedeli e approda sulle coste libiche, dove iniziano a chiamarla Didone, e fonda Cartagine, la città che poi sarà nemica dei romani per molti, moltissimi anni.
“A quanti è dato il dono di toccare con mano il momento magico della fondazione? Quanti hanno ascoltato la musica dei mille cristalli degli inizi, lo scrosciare puro delle sorgenti, i primi, timidi rumori di una strada maestra?”
(L’Eneide di Didone)
Tempo dopo vi approdano i troiani scampati alla caduta della mitica città e lei si innamora perdutamente di Enea, figlio di Venere/Afrodite e quando lui parte lei decide di uccidersi. Questo, almeno, secondo il poema scritto da Virgilio, ma una donna che è scappata, ha avuto la forza di fondare un’altra città e di farsi valere tra i capi delle popolazioni libiche, si toglierebbe mai la vita per una cosa del genere? A quanto pare Marilù Oliva si è fatta questa domanda e ha deciso di riraccontare il mito.
Didone è una donna forte, questo si capisce anche dai versi di Virgilio, che non si piegherebbe mai a nessuno e, tra le pagine del libro, vediamo il suo scetticismo anche nei confronti dell’esistenza degli dèi. Certo, continua a fare i rituali, ma non perché ci crede:
“Oggi imparo una grande verità: quanto più una menzogna è inammissibile, tanto più, se sostenuta con impeto, verrà creduta dalla folla sprovveduta.”
(L’Eneide di Didone)
Ed eccola a combattere contro la società super-iper-extra-mega –aggiungere-superlativo-assoluto-a-piacere– maschilista del tempo ed a mostrare la differenza di pensiero tra chi è indipendente e chi è piegata dalle regole sociali.
“Ai maschi piacciono le donne fragili molto più di quelle forti, perché, mentre le seconde li obbligano a misurarsi coi propri limiti, le prime, col proprio esangue bisogno di consolazione e le richieste di protezione, fanno credere loro di essere valorosi.”
(L’Eneide di Didone)
Ed intanto ci sono delle “piccole” frecciatine all’oggi, battaglie che vengono combattute nella realtà, ma leggermente velate, perché inserite molto bene nel contesto mitico del libro. Voglio dire, uno scambio di battute come questo: non è di certo da applicare solo alle donne del mito.
“<Morirono per amore>
<Non è amore se poi ti ammazzano.>
<Hai ragione. Morirono per colpa di qualcuno che avevano amato e da cui credevano di essere amate. Invece, da parte del futuro assassino, c’era solo egoismo e brama di possesso.>”
(L’Eneide di Didone)
Però non posso essere io a svelarvi tutte queste cose, quindi, aprite il libro e iniziate a cercare. Poi possiamo fare a gara a chi ha trovato più riferimenti, se volete.
Written by: Ro Vendittelli
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