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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “I migliori anni della nostra vita” – Renato Zero
È inutile negarlo: lo sappiamo tutti che, quando suona la sveglia, il pensiero che dovremmo alzarci e andare a scuola non è del tutto confortante. A dire la verità, a volte, ne faremmo volentieri a meno – soprattutto quando piove -. Proprio per questo di tanto in tanto sia necessario ricordarci della parte bella della scuola, perché c’è. Infatti, anche se sono nascosti e particolarmente difficili da scovare, esistono dei lati positivi che, probabilmente, quando usciremo da queste mura, ci mancheranno. Magari, se riusciamo ad apprezzarli già da adesso, renderanno un po’ meno pesanti quegli aspetti che invece ci piacciono di meno.
Entrata in classe; appello; inizio della lezione; ansia tremenda che l’insegnante ti chiami; interrogazione del compagno sfortunato; spiegazione. Queste sono le fasi di una lezione scolastica mediamente impegnativa – dai, alla fine non puoi lamentarti, non ti ha chiamato – . La parte più bella, però, qualunque sia la dose di sforzo richiesta, resterà sempre quel suono angelico e salvifico: la campanella. A quella campanella – se volessimo fare un’analisi del testo – potremmo attribuire un significato metaforico. La fine di qualcosa, che però segna l’inizio di qualcos’altro, che potrebbe essere la ricreazione, l’ora della nostra materia preferita o la giornata extra – scolastica. Insomma, che si può desiderare di meglio?
Quel suono ha rappresentato spesso la parte bella della scuola, strappandoci un sorriso infinite volte!
Alcune giornate sono più noiose, altre più faticose, altre ancora tristi eppure ci sono due giorni in cui queste emozioni non sono ammesse: il primo e l’ultimo giorno di scuola. Il primo, si sa, è sempre un giorno speciale: l’outfit è pronto da settimane, le lezioni sono per lo più “Come avete passato le vostre vacanze?” e alla fine rivedere i nostri compagni, almeno quelli con cui abbiamo un legame più stretto, è sempre bellissimo. Alla fine dopo tre mesi, in molti casi, la nostalgia di quei banchi scarabocchiati comincia a farsi sentire, perciò, se non è traumatico, il rientro è sempre una fase abbastanza positiva. L’ultimo giorno non ha bisogno di spiegazioni: gioia, acqua – anche uova e farina, purtroppo – e abbracci sono solo una piccola parte di questa splendida giornata. Infatti, non solo i prof. quel giorno sono piuttosto clementi, ma i gavettoni post-lezioni sono sempre una fusione pazzesca di divertimento e sorrisi.
Per alcuni, il liceo non è una fase della vita di cui si ha nostalgia, ed è normale, perché non c’è bisogno di esplicitare quanto sia particolare l’età in cui ci troviamo. Eppure, per tanti altri, sono considerati gli anni più belli della vita. Non credo che ciò a cui si riferiscano siano le verifiche e le interrogazioni, ma forse è proprio quel fatto di alzarsi la mattina, andare a scuola, vedere i compagni – simpatici o antipatici che siano -, farci due risate, andare in bagno per una chiacchierata veloce per staccare la spina…
Insomma, la parte bella della scuola esiste eccome, ed è quella che forse un po’ ci mancherà quando usciremo da qua. Perciò, magari, cerchiamo di pensare a questo quando il nostro cervello ci fa vedere solo i lati negativi: per quanto sia banale dirlo, un po’ di buono c’è sempre!
Written by: Benedetta Bini
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