L’importante non è la fotocamera, ma l’occhio.
-Alfred Eisenstaedt
Autoritratto di Nadar su carta salata (1855)
Prendendo un filo che rappresenta il tempo e le varie epoche, si può porre un segnalino sul 1800 e scriverci: da qui, il mondo e l’idea di esso sono cambiati.
È scontato dire che la nascita della fotografia ha cambiato moltissime cose, così come il progresso artistico e tecnologico l’hanno cambiata a loro volta, ed è altrettanto superfluo parlare della sua storia, dei progressivi cambiamenti e differenti strutture.
Il cambiamento più interessante, però, che merita una certa attenzione, è avvenuto negli ultimi decenni, dietro la macchinetta.
Agli inizi, l’uso e la funzione della fotografia si limitava a cercare di fare meglio e più velocemente quello che la pittura faceva da sempre: rappresentare il reale. Infatti, anche grazie a quest’invenzione, si sono sviluppati nuovi movimenti artistici lontani dalle rappresentazioni fedeli del reale che mostravano, oltre i tecnicismi, l’artista.
Si potrebbe dire che una cosa simile sia avvenuta alla fotografia con l’avvento delle nuove tecnologie. Tra gli anni 50 e 70 i mezzi per creare una foto sono diventati man mano accessibili ad un numero sempre più grande di persone, che per collezionare ricordi non si servivano più di fotografi di professione. Questo fatto, come tutti, ha un lato positivo e uno negativo.
Nel momento in cui chiunque, grazie ai nuovi mezzi, poteva ottenere una bella foto, tanti fotografi si sono dovuti “reinventare”.
In che senso? Per esempio: se “io azienda” ho bisogno di una foto ma chiunque può farmela, vado a ricercare un certo tipo di foto piuttosto che un altro. O meglio, vado a ricercare un occhio particolare e una creatività che altri non hanno. Ciò che cerco non è più una foto, ma un’idea.
Foto di Martin Parr
Da quel momento la produzione fotografica si è diversificata in maniera grandiosa, tant’è che è possibile riconoscere il prodotto di un fotografo da una fotografia vista in giro, perché solo il professionista ha quei dettagli particolari che suscitano quelle determinate sensazioni, o solo lui realizza un tipo di fotografia con un particolare intento.
“Intervention” di David LaChapelle
Non si creano più solo ritratti e paesaggi ma nascono nuove visioni e nuove estetiche, non si rappresenta più la realtà, ma un certo tipo di reale, una visione di una data persona. Dalla fotografia satirica a quella di denuncia, dalla fotografia descrittiva e paesaggistica a quella di composizione: ogni occhio dietro la macchina dà la propria impronta in maniera decisa e riconoscibile, facendo la differenza tra chi fotografa perché ha i mezzi e chi perché ha la passione nel sangue.
Uno stesso soggetto può diventare migliaia di cose differenti a seconda del fotografo e una foto può diventare migliaia di cose differenti a seconda di chi guarda.
Di cosa parla. “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” è un racconto di affetto oltre ogni differenza, di coraggio e di famiglia. La vicenda, ambientata nella città di Amburgo, ha inizio con una giovane gabbiana di nome Kengah che sta per deporre il suo primo uovo, nel momento in cui sta sorvolando il mare in cerca di aringhe. Sfortunatamente, essendosi immersa in un punto completamente […]
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