Stando ad uno studio condotto in America su oltre 40mila adulti, la metà di quelli che denunciano un’allergia alimentare è in realtà “sano”, in quanto i disturbi descritti non vengono, di fatto, suffragati da nessun sintomo effettivo. Tra questi, solo il 50% aveva effettuato seri accertamenti medici, mentre la restante parte non aveva ricercato alcuna diagnosi confermativa.
Per di più, sembra piuttosto diffusa la cattiva abitudine di farsi prescrivere, a fronte delle suddette allergie fantasma, la sostanza più utilizzata per prevenire gli shock anafilattici, l’adrenalina.
Basandoci inoltre sui dati pubblicati dalla rivista JAMA Network Open, il 10% della popolazione adulta americana, numero in crescita, possiede o sviluppa con l’avanzare dell’età allergie alimentari, mentre a percepire questo tipo di limitazione al consumo dei cibi è il 19%, per l’appunto quasi il doppio di essi.
Insomma, le considerazioni finali più rilevanti sono due: la prima, è che il numero di allergie alimentari sviluppate successivamente sta subendo un incremento che va studiato ed osservato così da aprire nuovi campi verso la prevenzione; la seconda, è che in generale vi è poca consapevolezza nell’ambito di questo tipo di limitazioni di cui un organismo può come non può soffrire, e questo alle volte porta ad una eccessiva leggerezza nell’assunzione di farmaci o nella rinuncia di importanti nutrienti di cui ogni individuo ha bisogno, un comportamento che va contrastato attraverso l’istruzione ad ampio spettro della comunità.
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