Il 23 luglio di ben 190 anni fa veniva brevettata la prima macchina da scrivere, ideata da William Austin Burt. Il Typographer, così era soprannominato il prototipo, era una scatola di legno munita di una leva all’estremità che abbassandosi imprimeva le lettere, minuscole e maiuscole, su un rotolo di carta.
Si trattava dunque del primo brevetto di matrice americana, che con il passare degli anni fu perfezionato. Malgrado le modifiche, il typographer presentava due problemi: il sistema di scrittura risultava ancora troppo lento e il macchinario era molto ingombrante.
Per tali ragioni Burt decise di abbandonare il progetto, vendendo i suoi diritti. Il brevetto della macchina da scrivere venne ripreso in seguito dall’italiano Giuseppe Ravizza, considerato il padre del progetto in quanto realizzò sedici modelli, tutti brevettati e soprannominati cembali scrivani. Ma solo nel 1868, grazie a Christopher Scholes, l’inventore statunitense della tastiera Qwerty, il progetto moderno vide la luce. Questo macchinario ebbe però alcune pecche legate alla scrittura alla cieca, che vennero prontamente risolte dall’azienda americana Underwood.
Per quanto riguarda l’Italia, la macchina da scrivere venne fabbricata da Camillo Olivetti, che presentò nel 1911, in occasione dell’Esposizione Universale di Torino, i primi due modelli delle sue creazioni, le celebri Olivetti M1.
Tirando le somme, quella della macchina da scrivere è una storia affascinante, che ha rivoluzionato l’ambito lavorativo ed è divenuta un’icona del mondo del giornalismo.
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