Consumiamo molta energia nel persuadere noi stessi a prendere decisioni che sentiamo di dover prendere. Per restare sulla retta via, spesso facciamo affidamento sulla forza di volontà: quella forza interiore che ci spinge a non mangiare i biscotti (o perlomeno il secondo biscotto), o a rispettare una scadenza di lavoro quando quello che vorremmo veramente sarebbe starcene all’aperto a prendere il sole.
Sappiamo tutti come ci si sente quando la nostra forza di volontà sembra esaurirsi: dopo una lunga e faticosa giornata di lavoro, le persone spesso finiscono per fare scelte sbagliate, come per esempio consumare una cena più abbondante del previsto, o guardare la televisione invece di lavorare per rispettare la scadenza successiva.
Lo psicologo Roy Baumeister e i suoi colleghi hanno sottoposto la forza di volontà a un test specifico. I soggetti della prova in questione erano invitati a guardare un film drammatico; a metà di loro era stato detto di reagire spontaneamente, all’altra metà di reprimere le proprie emozioni. Dopo la visione del film, a tutti veniva consegnata una palla antistress da stringere in mano per più tempo possibile.
I soggetti che avevano represso le emozioni si arrendevano prima.
Perché?
Perché l’autocontrollo richiede energia, il che significa che abbiamo meno energia disponibile per il compito successivo: resistere alla tentazione, affrontare decisioni difficili o prendere l’iniziativa sono tutte azioni che sembrano attingere allo stesso pozzo di energia. Perciò la forza di volontà non è qualcosa che ci limitiamo a esercitare, è qualcosa che consumiamo.
Tecniche di Neuroimaging hanno dimostrato, infatti, che la corteccia prefrontale dorsolaterale si attiva molto più intensamente quando si rinuncia a una piccola gratifica immediata in favore di un risultato successivo migliore (nello studio specifico per esempio, quando chi è a dieta sceglie il cibo più sano tra quelli disponibili).
Di Andrea Valitutti.
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