Durante la lettura si consiglia l’ascolto del brano: “Solo3min – Negramaro”
Quante volte si è scherzato sugli anni bisestili o sul 30 febbraio, data che nel nostro calendario non esiste, per declinare inviti non desiderati? Sfatiamo un mito, allora: il 30 febbraio esiste.
Prima di tutto, però, bisogna fare una differenza tra il calendario giuliano e quello gregoriano, attualmente in vigore:
Il calendario giuliano fu istituito da Caio Giulio Cesare, aveva inizio a marzo ed era composto da dodici mesi di 30 o 31 giorni, l’unica differenza è che agosto ne aveva 30, ugualmente a febbraio. Quando al condottiero fu dedicato il quinto mese (luglio) e ad Ottaviano il sesto (agosto), quest’ultimo non tollerò il fatto che il mese a lui dedicato fosse più breve, seppur di un giorno, rispetto a quello di Cesare, così fece scalare i giorni, sottraendone uno a febbraio.
Con il calendario istituito da Cesare avanzavano, durante l’anno, 5 ore e 48 minuti circa. Per recuperare questo tempo fu istituito l’anno bisestile.
Durante il 1700 il re di Svezia, Carlo XII, decise di passare dal calendario giuliano a quello gregoriano, e così decise, per recuperare il tempo, di togliere dai calendari tutti i 29 febbraio fino al 1740. Purtroppo non andò come sperato poiché, a causa di numerosi impegni, il re si dimenticò della sua stessa decisione, così nel 1712 si corse ai ripari aggiungendo, per un singolo anno, il 30 febbraio al calendario.
Lo stesso stratagemma venne utilizzato dall’Unione sovietica dopo la rivoluzione d’ottobre, per specificare durante il 1930 e 1931, al fine di recuperare i giorni perduti.
Stratagemma geniale, non trovate?
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