Di cosa parla. La coscienza di Zeno è un romanzo psicologico davvero singolare, in cui elementi innovativi ed inaspettati sembrano dominare la trama: per cominciare, Svevo costruisce il racconto come se fosse un vero e proprio dispetto che lo psicoanalista “dottor S.” decide di fare ad un suo paziente che, abbandonata bruscamente la cura a cui si era affidato, vede tutte le sue confessioni scritte pubblicate per vendetta dal medico.
Il paziente in questione è il ricco borghese Zeno Cosini, l’inetto sveviano per eccellenza, mentre gli otto capitoli che costituiscono l’opera altro non sono che gli episodi di vita su cui il protagonista si sofferma. Il risultato è un racconto che non segue alcun ordine cronologico, dove il punto di vista del narratore interno non è sempre oggettivo –volutamente- e gli avvenimenti superficiali vanno a descrivere un quadro complessivo ben più ampio: quello del borghese incapace di prendere in mano le situazioni, che boccheggia in una società in cui è difficile ambientarsi.
Si incomincia con la descrizione del fallimentare proposito di smettere di fumare, per poi scoprire la cicatrice lasciata da quello che agli occhi del protagonista fu uno schiaffo ricevuto dal padre in punto di morte, approdare al bizzarro modo in cui Zeno conobbe l’odiata-amata moglie Augusta, i successivi tradimenti che sembrarono alimentare il legame con la poveretta ignara di tutto, arrivando in seguito all’altalenante associazione commerciale con il cognato Guido Speier, così fragile dietro la sua maschera di perfezione, e infine alla brusca conclusione della serie di racconti.
È curioso osservare che Zeno, in quell’ultimo sfogo contro il dottor S. che segna la fine del libro, riversa nel foglio bianco tutto il suo disprezzo verso la psicoanalisi, vantandosi inoltre di essere riuscito da solo a guarire dai suoi demoni buttandosi a capofitto negli affari e riscuotendo un discreto e appagante successo favorito dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale.
Di fatto, la società malata e perversa causa dei suoi più intimi turbamenti, si rivela essere anche la loro cura, o almeno questo è quanto il protagonista percepisce.
Perché consigliarlo. Questo noto capolavoro della letteratura del XX secolo, che ha compiuto tanta strada prima di venire considerato tale, andrebbe assolutamente letto per una serie di ragioni che vanno ben al di là del semplice “è ben scritto”: perché si tratta di un esperimento letterario molto originale, mostra con grande efficacia e occhio disincantato cosa c’era realmente dietro alla società opulenta così celebrata dalle masse nel primo Novecento, ed è imperniato in maniera ineccepibile di molte delle componenti più importanti del secolo, come la Grande Guerra, la società borghese e l’esordio della psicoanalisi, così presente nella narrazione anche laddove un occhio meno attento fa più fatica ad individuarla.
Per chi consigliarlo. Come sempre, un buon libro non si nega assolutamente a nessuno!
A voler essere proprio puntigliosi, però, si raccomanda la lettura de “La coscienza di Zeno” ad un pubblico più grandino, che abbia già avuto modo di studiare o approfondire le tematiche principali del secolo appena trascorso, in modo da poter comprendere con maggiore consapevolezza ogni prezioso aspetto di un’opera che, altrimenti, potrebbe risultare ai più “strana” e “confusionaria”.
Post comments (0)