Durante la lettura si consiglia l’ascolto del brano: “Innuendo – Queen”
Può una mostra d’arte far bene alla salute?
Esistono molteplici bellezze, uniche nel loro genere, che riescono a suscitare emozioni differenti e d’impatto in ciascun individuo, siano esse delle sculture o quadri. La neuroscienza ha dimostrato che nel momento in cui l’occhio umano contempla un’opera d’arte esso attiva l’area cerebrale del piacere, dando vita alla cosiddetta terapia della Grande Bellezza.
Si racconta che già nel XIII secolo gli inglesi promuovessero la cura del viaggio per guarire lo stress. In questo periodo i medici consigliavano come mete principali l’Italia e la Grecia, due paesi dal ricco patrimonio artistico – culturale. L’arte infatti, ieri come oggi, è in grado di generare forti emozioni ed è capace di contrastare ogni tipo di sofferenza. Nel 1944 Semir Zeki, il neurobiologo ideatore della neuroestetica, ovvero la disciplina che studia i meccanismi che si occupano della percezione estetica, ha condotto un esperimento su ventuno volontari, intenti ad osservare diverse opere d’arte. I soggetti in questione sono stati sottoposti ad una risonanza magnetica funzionale e si è notato che il cervello di queste persone si attivava nella zona orbito-frontale, conosciuta come area dell’appagamento. Questo sito si azionava nel momento in cui gli individui giudicavano entusiasmante l’opera osservata. Un’altra zona che si innescava era quella del nucleo caudato, ossia l’area del cervello profondo, la stessa che origina l’amore romantico. Zeki ha inoltre ipotizzato che esistesse un legame tra la bellezza dell’arte e quella della persona ambita, un meccanismo ritenuto importante, in quanto responsabile delle emozioni e del benessere. La bellezza dunque dipende dal turbamento emotivo prodotto dagli occhi dell’individuo.
Come affermato da David Hume:
La bellezza delle cose esiste nella mente di chi le osserva.
David Hume
Post comments (0)