Da quando esiste Internet è stata data la possibilità a tutti gli utenti di poter dire liberamente ciò che pensano. Prima di subito ci si è accorti che ciò è stata sì una grande conquista, ma anche un grande pericolo: sappiamo bene, purtroppo, che il web è diventato veicolo dell’odio, della diffamazione e della menzogna.
In particolare, per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, ormai è guerra aperta nell’Internet sulle fake news, ossia le notizie false spacciate per vere sul web, alle quali gli utenti poco attenti possono anche credere. Sia gli enti pubblici che quelli privati hanno messo in atto delle campagne per combattere la divulgazione delle false notizie, in particolar modo lo ha fatto la Commissione dell’Unione Europa, che si è autoregolamentata con dei codici, sottoscritti dalle aziende più grandi del settore come Facebook, Google e Twitter.
La Commissione UE però lamenta il fatto che gli sforzi compiuti sinora da queste piattaforme non bastino: nella relazione pubblicata ieri da Bruxelles traspare infatti che gli impegni in materia di lotta contro la disinformazione che i principali social network avevano preso l’anno scorso sono stati sostanzialmente disattesi. In particolar modo riferisce che:
-Facebook non ha riferito in merito ai risultati delle attività intraprese a gennaio per quanto riguarda il vaglio delle inserzioni pubblicitarie. In precedenza aveva annunciato che l’archivio UE per gli annunci politici e le inserzioni su determinati temi sarebbe stato disponibile a marzo 2019. La relazione presentata da Facebook fornisce un aggiornamento sui casi di interferenze da parte di Paesi terzi in Stati membri dell’UE, ma non riferisce in merito al numero di profili falsi eliminati per attività dolose dirette specificamente verso l’Unione europea.
-Google ha fornito dati sulle azioni intraprese nel mese di gennaio per migliorare il vaglio delle inserzioni pubblicitarie nell’UE, suddivisi per Stato membro. Tuttavia, i parametri forniti non sono abbastanza specifici e non chiariscono la misura in cui le azioni sono state intraprese per contrastare la disinformazione o per altri motivi (ad esempio la pubblicità ingannevole). Il 29 gennaio Google ha pubblicato nuove normative per gli annunci elettorali e inizierà a pubblicare una relazione sulla trasparenza dei messaggi pubblicitari di natura politica non appena gli inserzionisti inizieranno a pubblicarli. Google non ha fornito prove dell’attuazione concreta delle sue strategie sull’integrità dei servizi per il mese di gennaio.
-Twitter non ha fornito parametri sugli impegni assunti per migliorare il vaglio delle inserzioni pubblicitarie. Per quanto riguarda la trasparenza dei messaggi pubblicitari di natura politica, contrariamente a quanto annunciato nella relazione di attuazione di gennaio, Twitter ha rinviato la decisione fino alla relazione di febbraio. Per quanto riguarda l’integrità dei servizi, Twitter ha aggiunto all’archivio delle potenziali operazioni estere cinque nuove serie di profili, comprendenti numerosi profili in Paesi terzi, disponibili al pubblico e consultabili, ma non ha riferito in merito ai parametri per misurare i progressi compiuti.
La prossima relazione sarà pubblicata nel corso del mese di marzo, e la Commissione ha già annunciato che è pronta a rivedere i regolamenti nel caso in cui, entro un anno dall’inizio di questa operazione, non si saranno raggiunti degli obiettivi soddisfacenti.
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