Come lascia intendere il nome stesso della rubrica, “La Cinemante” sarà un appuntamento settimanale interamente dedicato al cinema ma con una piccola sfumatura, ogni tanto, di SerieTV. Si parlerà del mondo della settima arte unicamente attraverso la discussione di uno o più film da un punto di vista personale, cercando il meno possibile di rivelare spoiler (inevitabili in alcuni casi!).
In occasione del 25esimo anno dall’uscita di Le Iene di Tarantino, questa rubrica si apre proprio con una discussione su uno dei più caratteristici film della settima arte. Unendo l’azione, il thriller, il noir, quell’atteggiamento un po’ spavaldo che si percepisce in tutti i suoi film e la sempre presente impronta splatter, il regista statunitense è entrato nel mondo del lungometraggio in maniera indelebile.
Fin dalla prima pellicola Tarantino ci folgora con una rappresentazione cruda della violenza che continuerà a contraddistinguerlo per tutta la sua carriera cinematografica. Una violenza distribuita non lungo tutta la durata del film ma in particolari momenti in cui viene sfoggiata tutta la sua crudezza, che puo’ venir accolta, in generale, in due modi: rimanendo scioccati o apprezzando il velo ironico con cui il regista la rappresenta.
Come successe durante la messa in scena delle Iene, molte persone rimasero scandalizzate dalla scena della tortura e uscirono addirittura dalla sala; Tarantino racconta che durante la prima visione contò ben 33 persone che se ne andarono.
Il regista, però, pur sfoggiando una certa predisposizione alla violenza, ci mostra quest’ultima con una leggerezza ironica che può anche affascinare, non le toglie importanza ma la enfatizza e la rende parte integrante del racconto, facendo capire ancora meglio l’atmosfera aspra della storia.
Lo schema narrativo è molto interessante, vengono presentati tutti i protagonisti nella scena iniziale durante un tranquillo pranzo per poi passare con un rapido cambio di scena al momento successivo all’evento centrale del film: una rapina che non verrà mai mostrata ma che sarà la causa di tutti gli avvenimenti della pellicola. Lo spettatore viene messo davanti a un Tim Roth (Mr.Orange nel film) sanguinante, in fuga in macchina con altri due compagni. Nessuno di loro conosce il vero nome o la storia degli altri, si sa solo che la rapina è andata a buon fine, ma non troppo; qualcuno ha la valigetta, obiettivo del colpo, ma la polizia li ha colti in fragrante sapendo probabilmente anche del loro nascondiglio e di lì a poco si ritrovano tutti, chi prima e chi dopo, al luogo destinato all’incontro. Questi sono solo i primi 10 minuti del film, che si svolgerà tutto attorno ai dubbi e le paure dei protagonisti e a due principali domande: “Chi ha e dov’è la valigetta?” ma soprattutto, dopo una sconcertante scoperta, “Chi è la “talpa”?”.

E, in realtà, a questa domanda Tarantino risponde nella prima sequenza del film.
Penso di aver rivisto quelle prime scene svariate volte, perché, in realtà, lì è riassunta tutta la trama. Il dialogo apparentemente frivolo di Mr.Brown (interpretato proprio da Quentin Tarantino) con gli altri membri del gruppo sul significato della canzone “Like A Virgin” evidenzia piano piano tutti i rapporti fra i loro caratteri.
Tarantino ci fa focalizzare unicamente sulla parte uditiva della scena, e quindi sul dialogo, con delle inquadrature che coprono chi parla: arriva sempre prima il dialogo della scena. In questo modo ci si concentra su ogni voce e parola e dopo i primi 5 minuti ci ritroviamo a sapere già tutto l’indispensabile sui personaggi.
Mr.White si riconosce fin da subito nella figura del “paladino”, pronto a difendere i più deboli e come colui che ha il controllo; Mr.Blonde anticipa il suo exploit come lo “psicopatico” del gruppo, Mr. Pink come la carogna che ha cari solo i propri interessi e Mr.Orange come quello sottomesso agli altri, che fa quello che gli viene detto senza contraddire. Ma Tarantino ci fa intuire chi è la talpa in un particolare punto di un’apparente poco importante conversazione su chi non ha dato la mancia tra i presenti.
Con Le Iene il regista sfoggia le sue numerose conoscenze da affiatato cineasta qual è, ispirandosi volutamente al cinema europeo, asiatico e statunitense. Riprende da The Blues Brothers i costumi dei protagonisti e fa svariati riferimenti alla Nouvelle Vague, in particolare al grandisismo Jean-Luc Godard. Tra gli altri numerosi riferimenti troviamo una similitudine della scena del taglio dell’orecchio con il cinema italiano e quello giapponese e, a causa di questo quasi eccessivo rifarsi al cinema di altri, alcuni hanno accusato Le Iene di essere una copia del film City On Fire di Ringo Lam.
Nonostante sia il primo effettivo lungometraggio del regista, il film ci mostra fin da subito molti suoi elementi caratteristici, a partire dalla precisa tecnica registica e dall’attenzione estrema ad ogni scena. Tutte le riprese sono accuratamente pensate per un fine, così come i dialoghi sfrontati e ricchi di humor nero, su cui Tarantino basa tutto il film.
Durante l’intera visione del film veniamo colpiti dalla crudezza di alcune scene, come ad esempio quella della tortura, in cui il regista ci risparmia dal vedere l’atto nudo e crudo del taglio per poi mostrarci subito dopo l’orecchio mozzato, sia dall’accuratezza e dalla costruzione di ognuna di esse, in particolare la scena forse più ricordata di tutto il film, ossia lo “stallo alla messicana” del finale, da cui poi, da 6 protagonisti, ne rimane uno solo: Steve Buscemi, Mr.Pink nel film.
Un’altra notevole parte (scontata, penserete voi) è quella attoriale. Non starò a menzionare ogni nome, ma dall’incredibile interpretazione di Steve Buscemi a quella di Tim Roth, ossia Mr. Orange (famoso poi per aver interpretato il protagonista nella serie Lie To Me), a quella del grande Michael Madsen che interpreta Mr. Blonde a quella di tutti gli altri, siamo talmente trasportati nella storia da rimanere incollati allo schermo per tutta la durata del film. Lo stesso Tarantino ha affermato che tutto il gruppo di attori scelto era perfetto per le rispettive parti e molto affiatato. E questo si vede.
Insomma, se non l’avete visto, sia per iniziare a scoprire Tarantino sia per fare un tuffo nel cinema thriller, ve lo consiglio assolutamente!
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