È situata nell’isola di Marina Barrage, Singapore, una delle opere di protesta contro l’incontrollato inquinamento ambientale di cui si sta molto dibattendo in questi giorni: è stata battezzata Plastikophobia e altro non è che una grotta, un’installazione, un mix delle due cose, un ambiente che unisce una meraviglia naturale di ghiaccio a niente meno che 18mila bicchieri di plastica, raccolti da alcuni venditori ambulanti per le vie della città.
Il senso di disorientamento non appena vi si accede è l’emozione imperante di questa esperienza immersiva: l’idea di Benjamin Von Wong, Joshua Goh e Laura Francoise, coadiuvati dall’Agenzia Nazionale per L’Ambiente di Singapore e da centinaia di volontari, era proprio quella di mostrare con la massima crudezza questo bellissimo e terrificante mostro fluorescente per metà naturale e per metà artificiale, quasi a suggerire che, molto presto, sarà questa l’inquietante metamorfosi che stravolgerà lo scenario paesaggistico del mondo così come lo conosciamo.
Del resto, come gli artisti ricordano, i segni più che eloquenti di questa trasformazione sono già visibili in tutto il globo:
Nell’Oceano Pacifico è presente una vera e propria isola chiamata Pacific Trash Vortex grande più di 3 volte la Francia. Un vero e proprio eco-mostro: bisogna impegnarsi, partendo dai piccoli gesti e salvare quello che resta del nostro pianeta.Circa il 91% della plastica monouso non viene riciclata. La soluzione migliore, quando possibile, è quindi diventare “plastikophobic” ed evitare l’uso di materie plastiche.
Dopo 10 giorni di allestimento, l’opera è finalmente giunta a compimento, e sarà visitabile fino al 18 Aprile. Ma il suo significato, il suo messaggio, si spera, non cesserà di esistere quando Plastikofobia verrà smantellata.
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