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Storia

Un’agenda rossa

today19 Luglio 2022

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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Karma Police” – Radiohead 

Forse quel 19 luglio a Palermo soffiava lo Scirocco e lo Shulūq del deserto annuncia sempre sventura.

Era una domenica, la prima dopo tre mesi, che Paolo passava con Agnese, Lucia e Manfredi, lì, a Villagrazia di Carini, a pochi chilometri da Palermo.

Quella mattina aveva preso la borsa e ci aveva ficcato dentro, senza nemmeno pensarci, l’agenda rossa, quella grigia, un pacchetto di sigarette, le chiavi, un costume. Poi aveva comunicato alla scorta che sarebbe andato qualche ora al mare a trovare la famiglia.

Da 57 giorni annotava freneticamente ogni riflessione, pensiero, incontro su quell’agenda rossa messa nella borsa. L’avrebbe portata con sé anche il giorno dopo a Caltanissetta, dove i giudici che indagavano sulla Strage di Capaci l’avrebbero sentito come testimone.

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

Paolo aveva fumato guardando la quattordicesima tappa del Tour de France, poi aveva deciso di ritornare a Palermo per andare a trovare la madre. Manfredi, suo figlio, l’aveva accompagnato fuori, davanti alla macchina, dove c’erano gli uomini della scorta. Aveva voluto salutare il padre due volte e poi aveva aspettato che sparisse inghiottito dalla strada.
Fuori l’aria aveva un sapore dolciastro di fichi e gelsomini. Un’ agave, aggrappata su uno scoglio della spiaggia di Mondello, ondeggiava, mossa dallo stesso vento che alitava su Palermo.

In macchina Paolo pensava alla passeggiata con Agnese, al lungomare, a quel mettere il braccio uno nell’altro, un gesto antico che non aveva bisogno di parole. Pensava a Giovanni e a quello che avrebbe detto a Caltanissetta. Pensava a quella confidenza ricevuta:

“È arrivato il tritolo per Borsellino.”

Era un cadavere che camminava, lui già lo sapeva, e quindi doveva fare in fretta.

Erano le 16: 58 quando era arrivato in via Mariano D’Amelio e si era fermato all’altezza del civico 21.

“Ancora macchine parcheggiate qui davanti, non è servito a niente chiedere alla Questura di farle rimuovere.”

Aveva, forse, pensato Paolo guardandole mentre scendeva dalla macchina. Avrebbe salutato sua madre, l’avrebbe sentita per l’ennesima volta fargli le stesse raccomandazioni, alzando gli occhi al cielo, quasi a conferma di quello che stava dicendo.

Ma quel giorno non sentì nessuna parola; perché una Fiat 126, con cento chili di tritolo, esplose.

La strada si accartocciò, le fiamme si alzarono alte ed il fumo e le urla furono dappertutto.

Morì Paolo insieme ai suoi cinque agenti della scorta: Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

Quell’agenda rossa sparì e, dopo trent’anni, ancora buio senza luce.

Scritto da: Mariaelena Prinzi

Written by: Aurora Vendittelli

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