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Alla vigilia di Natale del 1809 nasce a Richmond, Kentucky, Kit Carson, l’uomo di frontiera per eccellenza. Carson è una personalità ben diversa da quelle già affrontate nel blog. Carson non era un pistolero, o un fuorilegge. Kit Carson è stato l’uomo che ha preso di petto la natura selvaggia dell’America di quel periodo. E’ stato soldato, guida, esploratore e intermediario presso le tribù nativo americane. Carson è quello che veniva definito un trapper. Il trapper è un uomo che vive isolato, in grado di far fronte, grazie a grandi capacità di sopravvivenza, ai pericoli “offerti” dalla natura. Kit Carson è stato uno dei più famosi.
Ben lontano dallo stereotipo del montanaro grosso e barbuto, Carson era di corporatura minuta, ma questo non gli ha impedito di entrare nella leggenda. Una delle storie più famose che lo riguardano è stata il lancio di una sfida: uccidere sei bisonti con sole sei pallottole. Kit Carson ne uccise sette, riutilizzando una pallottola rimasta infilata sotto la pelle di uno dei bisonti uccisi. Incapace di leggere e scrivere, ma lo stesso grande amante della poesia, Carson imparò lo spagnolo e diversi dialetti indiani, che gli permisero di relazionarsi con le tribù. Inoltre entrò in contatto con altri famosi trapper, tra cui Jim Bridger, noto per essere stato coinvolto nella vicenda di Hugh Glass, il redivivo la cui storia è stata raccontata nel film omonimo di Alejandro Iñárritu. Oltre alle sue imprese come guida e esploratore, Kit Carson si unì anche alla massoneria, fino a raggiungere il grado di Maestro.
Un personaggio del genere, vissuto in quel determinato periodo storico, ha sempre però degli scheletri nell’armadio. Sebbene la sua figura sia stata ripresa nel noto fumetto di Tex, ideato da Giovanni Luigi Bonelli e Aurelio Galeppini, facendo le veci di amico di Tex Willer, il passato del vero Kit Carson è lastricato del sangue di numerosi innocenti.
Per molto tempo, il trapper è stato artefice di massacri nei confronti dei nativi americani, tra cui la distruzione di un intero villaggio della tribù dei Piedi Neri. Più avanti nel tempo si può dire che Carson abbia maturato un certo senso di “empatia”, termine che però va preso molto alla leggera. Entrato infatti nell’esercito nordista, al seguito del generale James Henry Carleton, noto per il suo odio nei confronti dei nativi americani, fu incaricato di eseguire altre azioni punitive nei confronti di quest’ultimi.
Nel primo caso il generale mandò le sue truppe contro gli Apache Jicarilla. Kit Carson cercò dunque di dare le dimissioni, nonostante non fosse un amante di quel particolare tipo di tribù. Queste vennero però rifiutate. Nel frattempo Carleton diresse il suo odio contro i Navajo e i Mescalero. L’ordine era di uccidere tutti i guerrieri maschi e fare prigionieri le donne e i bambini. Per evitare uno spargimento di sangue, Kit Carson decise invece di distruggere le piantagioni degli indiani, per costringerli ad arrendersi. Dopo ciò Carson cercò di interrompere la spedizione, ma il generale Carleton, non ancora soddisfatto, ordinò l’invasione dell’ultimo avamposto Navajo: il Canyon de Chelly. Anche lì fu adottata la stessa tattica: i raccolti furono distrutti e i nativi costretti ad arrendersi.
Quando l’uomo diventa leggenda, si tende sempre a mettere in mostra le sue capacità migliori. Ma una leggenda è sempre un uomo, e come tale va visto nel suo insieme. Innegabili sono le grandi doti di trapper ed esploratore di Kit Carson, che hanno permesso la nascita dell’America, come è innegabile che questa nascita abbia avuto inizio nel sangue, anche a causa di uomini come Kit Carson.
Written by: Tommaso Natale
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