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Sport

Kickboxing come filosofia di vita

today27 Giugno 2022

Background
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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Hall of Fame” – The Script ft. will.i.am

Ci sono alcuni posti in cui non capiti per caso, un po’ come Il Paiolo Magico di Harry Potter: devi sapere dove andare e cosa cercare.

Dalle parti di Anagnina, a Roma, c’è uno di questi locali e probabilmente molti di voi lettori non riuscirebbero nemmeno ad immaginarselo, perciò prima di passare all’evento clou di domenica 26, facciamo un po’ di storytelling.

L’hype fa sempre bene.

Oltre l’apparenza

Dopo che ci si perde cento volte nelle viuzze che si diramano dalla stazione della metro sopra nominata e si controlla un migliaio di volte google maps, appare un edificio grigio e non molto diverso dagli altri che lo circondano.

Probabilmente non ci entrereste nemmeno, miei cari lettori, ma superata l’entrata tutto si trasforma. A dimostrazione che non si deve giudicare nulla basandosi sull’aspetto. –sì, infilo frasi moralistiche ovunque. Ormai dovreste averci fatto il callo.- 

Stazione Birra ha un corridoio nero con un pavimento colmo di decori di tutti i colori, che ricordano i baccelli di soia, e alla fine di questi c’è una sala enorme. Un ring svetta al centro della sala, incorniciato da un palco e da varie sedute strapiene di pubblico. Ma ovviamente, prima di avvicinarsi al ring o di salire sulla balconata superiore per vedere meglio, è praticamente obbligatorio fermarsi al bancone per bere qualcosa. –Il locale si chiama “Stazione Birra”, devo veramente specificare cosa prendere? Ovviamente acqua.- 

Luci colorate e penombre si alternano con i riflettori puntati sul ring.

La serata

Ma la domanda è: perché qualcuno si ritrova appoggiatə ad una balconata, guardando un ring nel bel mezzo di un locale, di cui non conosceva l’esistenza fino ad un’ora prima, mentre sorseggia la sua terza birra?

L’evento è stato organizzato da Roma Fight Club e chissà cosa potrà mai essere….. gare.

Sono gare di combattimento di varie discipline che arriveranno al culmine con l’ottavo e ultimo incontro della serata: il combattimento tra Alessia Muroni ed Elena Cardoni per il titolo di campionessa Italiana di Wako PRO K-1 sotto i 48 kg. 

È facile inquadrare il clima: rispetto. Per usare le parole del presentatore, che ha chiesto solo una volta un tifo pulito, che poi è stato rispettato:

Questi ragazzi danno tutto qua sopra. E meritano tutto il nostro rispetto.”

È arrivato al culmine in due momenti: durante l’ottavo combattimento e a metà serata, quando è stato commemorato l’arbitro federale Marco Pacor, morto da pochissimo tempo.

Tra il contributo video, la targa che gli è stata dedicata e le facce di chi lo conosceva, le parole non erano necessarie, ma la cosa più bella è stata la volontà di parlare di lui, rispecchiandolo a pieno.

“In genere, quando ci sono queste commemorazioni, si fa un minuto di silenzio. Ma Marco non era il tipo da un minuto di silenzio. Quindi vi chiedo un…dieci secondi di forte applauso per dirgli ‘ciao’.”

Wako

Vi ho perso quando ho nominato lo sport, perché non sapete nemmeno che cos’è, vero?

In realtà Wako è il termine generico che si usa per parlare della World Association Of Kickboxing Organizations, anche se prima del termine “Kickboxing“, si usava “Karate“, ma la cosa non cambia.

Quindi, mi dispiace deludervi, ma non è su questa strana parola –sì, lo so che è una sigla. Non fate i pignoli!– che dovevate concentrarvi, ma sulla categoria: K-1.

Allora, il Kickboxing sul ring si divide in tre categorie: Full Contact, Low Kick e K-1 Rules; che sono diverse soprattutto nelle tecniche che si possono usare e nelle zone che si possono colpire.

A sinistra Elena Cardoni e a destra Alessia Muroni

Il combattimento

Sono le undici circa di sera e le due, determinate, combattenti salgono sul ring.

I colpi sono veloci e si vede nettamente la differenza con quelli che le hanno precedute: ci sono molte più cose in ballo ed entrambe hanno la ferrea volontà di lasciare questo posto con la cintura sui propri fianchi.

Un round e mezzo passa così, con colpi troppo rapidi per essere visti con precisione da chi non è pratico di questo sport e non è abituato ad analizzare gli incontri di Kickboxing.

Poi arriva un calcio di Elena Cardoni, che prende di striscio la faccia della sua avversaria, causando due piccoli graffi che iniziano a sanguinare. Alessia Muroni è testarda e con l’accordo dell’arbitro centrale, continua a combattere per arrivare almeno al 75% dell’incontro, quindi alla fine del terzo round.

Perché in questo modo possono venir contati i cartellini, dove vengono segnati i colpi andati a segno dagli arbitri laterali, e quindi la vittoria la otterrà chi ha eseguito più colpi; altrimenti la vittoria è della sua avversaria.

Peccato che i tre minuti del terzo round sembrino infiniti ed il sangue è veramente tanto. Perciò l’incontro finisce così, a causa di un infortunio, lasciando amareggiati sia Alessia ed Elena, sia gli arbitri, sia chi guardava l’incontro.

A sinistra Alessia Muroni e a destra Elena Cardoni

Ma c’è un punto focale in tutto questo, che gli spettatori non riescono a cogliere a pieno, a differenza degli atleti e degli allenatori, che invece continuano a ripeterlo:

Cose del genere sono il bello e il brutto del kickboxing. 

Questo concetto bellissimo, però, non viene applicato in tutti gli sport. Molto spesso ci si focalizza sulla vittoria, sul premio, fino ad avvelenare la passione che ci ha portato a praticarlo, in favore del primo posto. Da episodi come questo, si capisce come la competizione sia benefica a patto che venga sfruttata per dare il massimo dai propri atleti e non per raggiungere un primo posto aleatorio e temporaneo.

Angoletto Morale

Ogni storia ha la sua morale e non è da vbr lasciarla sottointesa e velata, così che la capiate da soli. No, noi siamo diretti, perciò ve la presentiamo stampata a caratteri cubitali su un cartellone dai colori sgargianti, così che non possiate ignorarla.

A volte si sottovalutano i grandi insegnamenti che possono arrivare dalle “piccole” cose.

Uno sport insegna una filosofia di vita, un modo per affrontare le difficoltà. Il Kickboxing, come molti altri sport da combattimento, insegna a dare il meglio di sé e a non compararsi agli altri. E per usare le parole di uno degli allenatori:

Puoi fare anche tutto giusto, tutto perfetto…può anche non bastare. Ed è il brutto ma anche il bello di questo sport. Ciò che lo rende così simile alla vita.
(Lucio Pedana)

Bisogna dare il massimo in ogni situazione, perché più bruciante, amara e deludente di una sconfitta c’è la consapevolezza di non aver fatto abbastanza. Una sconfitta può dare la forza e lo sprint necessario per migliorare ancora di più ed ottenere una rivincita. Il rimpianto rallenta solo, come un macigno legato alla caviglia.

Written by: Ro Vendittelli

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