Soundtrack da ascoltare durante la lettura “My Tears Are Becoming A Sea”-M83
Ad ottant’anni dalla morte di James Joyce, Voicebookradio.com vuole omaggiare colui che, forse più di tutti, ha contribuito a spianare la strada per la modalità moderna di fare radio.
Ma come, vi chiederete? Joyce era uno scrittore, un letterato, in effetti non si approcciò mai al mondo radiofonico, neanche lontanamente.
Ma allora perché fare questa affermazione?
James Joyce è stato, molto probabilmente, il personaggio che più ha rivoluzionato il modo di scrivere nel XX secolo. La sua capacità sperimentale ha letteralmente segnato uno spartiacque tra quello che la letteratura europea era stata e quello che sarebbe divenuta.
La principale novità da lui introdotta nella letteratura è sicuramente la tecnica del “flusso di coscienza”, tecnica che vede la sua possibilità di esistere grazie alla nascita, negli anni immediatamente precedenti alla pubblicazione del suo più grande lavoro Ulisse nel 1922, di una nuova scienza: la psicoanalisi.
Le scoperte che questa disciplina fece emergere cambiarono radicalmente la percezione che l’uomo aveva di sé, molto similmente a quello che accadde con la pubblicazione degli scritti di Charles Darwin sull’evoluzione delle specie con il conseguente passaggio dalla prospettiva del creazionismo a quella dell’evoluzionismo, o con quello che accadde quando Copernico sfidò la teoria geocentrica, pilastro fondamentale del sistema-realtà della dottrina cristiana, affermando la centralità del Sole rispetto alla Terra e agli altri pianeti.
La psicoanalisi palesò all’uomo che la condizione umana e la sua coscienza erano molto più di quello che si era sempre pensato. L’uomo si dovette adattare alla prospettiva che ci fossero dei lati del suo Io a lui sconosciuti e che questi lati, al pari di quello razionale, avevano la loro enorme importanza.
Il flusso di coscienza
Una delle tecniche di cui la psicoanalisi si dotò per arrivare a questi lati più reconditi dell’uomo fu proprio quella del “flusso di coscienza”. Tecnica con la quale il paziente, libero da condizionamenti imposti volutamente o non dalla società, esprime le parti più nascoste del proprio Io, tirando fuori dal proprio essere lati di sé che, molto spesso, il paziente non sa neanche di avere.
Questa tecnica viene applicata da Joyce nella letteratura attraverso una particolare tecnica di scrittura che non prevede punteggiatura ne altre impostazioni grammaticali.
L’obiettivo è quello di far percepire al lettore quello che il personaggio in questione pensa, quelle che sono le sue sensazioni.
Ma non è esattamente quello che accade quando accendete una radio e ne ascoltate una rubrica o una canzone? Non state forse ascoltando quello che emerge dalla coscienza e dall’Io di chi è dietro il microfono? Quelle che sono le sue emozioni, il suo metodo di ragionare e le sue paure cosa non sono se non delle cose provenienti da un lato di noi stessi che spesso fatica ad uscire? Il microfono potrebbe essere per lo speaker quello che per Joyce era la penna? Un modo per far uscire tutto ciò di più recondito dentro di noi e farlo arrivare ad un ascoltatore o ad un lettore?
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