Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “A Boy Named Sue” – Johnny Cash
La vita di Johnny Cash sembra quella di un classico film: un uomo che non può fare a meno di peccare nonostante la sua devozione a Dio. Ma riassumere la vita di Johnny Cash con questo paragone sarebbe riduttivo. Nasceva oggi, 26 febbraio del 1932 a Kingsland, in Arkansas, che non è di certo il primo stato americano che ti viene in mente parlando di Stati Uniti. Il merito della sua musica risiede nella capacità di essere arrivata a tutte le generazioni, nonostante un genere, come quello del country, spesso molto di nicchia, almeno qui in Italia. Il tipico ascoltatore di musica country ce lo immaginiamo intorno alla settantina, grossi baffi spioventi, intento a bere whiskey e accarezzare il calcio della sua pistola. Stereotipo che non così lontano dalla realtà forse, ma che non si applica alle canzoni di Johnny Cash.
Queste parlano infatti di argomenti molto generici, come l’amore, la redenzione, la vendetta, la libertà, sempre declinati in chiave country, ma che possono essere sentiti vicini da tutti i tipi di ascoltatori. Perché nonostante fosse un bravo cristiano, Johnny Cash ha vissuto al limite. Fermato più volte per guida in stato di ebrezza, forte consumatore di droghe, la musica di Cash riflette la sofferenza e la debolezza dell’uomo. Temi declinati molte volte in chiave scherzosa, tramite un’abilità da cantastorie preponderante, presente in canzoni come Cocaine Blues, A Boy Named Sue e Folsom Prison Blues. Ma non è un caso che Johnny Cash sia uno degli esponenti di quello che viene definito Outlaw Country, letteralmente il Country da Fuorilegge.
Un saluto da zio Johnny
Outlaw Country
Un tipo di musica che si distaccava dai dogmi imposti dalla scena musicale di Nashville, capitale della musica country. Molti cantanti country, tra cui si annoverano Willie Nelson e Waylon Jennings, cercavano una maggiore libertà espressiva. Da qui la nascita di un nuovo genere, un genere che non avesse paura di trattare tematiche forti e di andare contro le istituzioni, una musica ribelle. Il fatto che Johnny Cash abbia fatto un concerto nella prigione di Folsom in California è un esempio lampante del desiderio di quest’ultimo di distaccarsi dall’immagine di cantautore puritano dal capello perfettamente impomatato. Johnny Cash non ha nulla da dire a chi si innalza su un piedistallo, guardando dall’alto in basso il resto del mondo chiamandolo “feccia”. Johnny Cash parla all’uomo e parla della natura di quest’ultimo, che più che essere giudicata va compresa, in tutte le sue “peccaminose” sfaccettature.
Due vite
La sua cristianità è parte integrante della sua immagine da outlaw. Il rapporto che il musicista di Kingsland ha con Dio si discosta da qualsivoglia fanatismo e bigotteria. È un rapporto sincero, intimo, semplice, quello di un uomo che ha conosciuto il peccato ma non ha mai smesso di credere. Un’altra vita che allo stesso tempo è intrinsecamente legata al lato più “estroverso” del cantante. Una cristianità che conosce il peccato e lo accetta, piuttosto che chiudere gli occhi e negarlo.
Johnny Cash muore il 12 settembre del 2003, a pochi mesi di distanza dalla moglie, June, morta a maggio dello stesso anno. Viene sepolto accanto ad essa.
La musica di Johnny Cash, riconoscibile, potente, ha avuto il merito di riunire persone diverse, e l’ha fatto suonando un genere così settato come il country. Un merito che pochi, pochissimi, possono vantare.
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