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Intervista a Davide Shorty all’Eur Social Park: ascoltarsi e ascoltare

today3 Agosto 2021

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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Sentirò” – Davide Shorty

I live di quest’estate hanno un denominatore comune: una ritrovata intimità tra il pubblico e l’artista. Se club e altre soluzioni al chiuso sono fuori discussione, tanto vale mettere qualche sedia, qualche telo, aspettare che il sole sparisca tra gli alberi e che inizi la musica. Il concerto di Davide Shorty all’Eur Social Park recupera la dimensione romantica di perdersi tra i boschi e le cicale dopo un inverno consumato tra quattro mura. Armati di birra e spray antizanzare si sta distanziati senza perdere il contatto con l’altro, anzi. Nasce una dimensione reciproca d’ascolto, uno scambio di intese che porta ad attimi indimenticabili. Incontro Davide poco prima del soundcheck, non prima di aver dato prova del mio pessimo orientamento. Occhiali da sole e una quasi tenuta da basket, trasmette grande serenità.

Davide Shorty
Ph: Ambra Parola

Come ci si sente a ritornare alla dimensione dei live dopo un anno di fermo? Anche se per te non si può definire esattamente fermo, tra collaborazioni con i Funk Shui e Sanremo…

Eh già… io personalmente sono stato molto fortunato. Sono molto contento di quello che sta succedendo, del fatto di poter condividere un po’ di musica dal vivo. A prescindere dal fatto di stare tutti seduti e distanziati è come respirare dopo un anno e mezzo di apnea. Questa è la mia dimensione vera. Sono molto grato e ogni sera è sempre una novità connettersi con persone nuove, diverse. Spero possa andare sempre meglio perché c’è bisogno di divulgare cultura: la gente non può vivere senza.

Video musicale

 Un tuo vecchio brano fa “Resto in mezzo a tutti e vinco da perdente, resto in mezzo ai brutti e grido, ma nessuno mi sente”, oggi questi sentimenti sono gli stessi?

La vita è fatta di momenti di soddisfazione e altri di insoddisfazione. Ci sono dei momenti di picco e altri di stasi. Adesso è un momento in cui sto assorbendo tanta energia, dopo essermi svuotato. Nel disco ho raccontato tutto quello che avevo da dire in questo periodo… forse avevo bisogno di una pausa creativa per riprendermi da questo turbinio di cose. Adesso magari dopo il tour magari ricomincerò a scrivere qualcosa. Mi sento un po’ sempre in quel modo perché penso che il tipo di musica che faccio in Italia faccia ancora fatica a farsi capire.

Tra tutte le date del tuo calendario spicca quella fatta ad Helsinki, in Finlandia. Quanto è stato importante un passo del genere? 

Il mio sogno è quello di portare la musica italiana in giro per il mondo. È stato bello vedere delle persone accogliere la musica ed apprezzarla aldilà della barriera linguistica, è stato molto emozionante.

Davide Shorty
Ph: Ambra Parola

Se da un lato vuoi portare la musica italiana all’estero vuoi anche far conoscere in Italia artisti mostruosi che passano sotto i radar. Infatti nessuno su Instagram è riuscito ad indovinarli…

Cerco di collaborare sempre con le persone con cui riesco a connettermi dal punto di vista umano. Una cosa che mi piacerebbe fare è andare in America, provare un po’ad “imbastardire” quel suono. Il mio suono è totalmente ispirato principalmente dalla musica afroamericana unita al cantautorato. Bisogna farlo con grande rispetto altrimenti diventa appropriazione culturale proprio perché è un genere che nasce da una minoranza, da un bisogno di rivalsa.

Tra tutte le collaborazioni personalmente ho apprezzato moltissimo Battiti in parole, con Sans Soucis. Com’è nata?

Con Sans Soucis ci siamo conosciuti a Londra inizio 2019 tramite instagram. Degli amici italiani in comune cercavano un opening act per il loro concerto e mi hanno parlato di lei. Io ho visto il suo profilo e sono schizzato dalla sedia ascoltando quello che faceva e le ho scritto. Quando ci siamo conosciuti Battiti in Parole è stata proprio la prima cosa che abbiamo scritto insieme. È una produttrice pazzesca e da lei ho imparato tantissimo, e sicuramente continueremo a collaborare.

Video musicale

Se da un lato spazi tra i confini geografici nel tentativo di unirli in un bel messaggio umanitario, lo fai anche con la musica. Da dove è nata l’esigenza di consegnare il messaggio di Abbannía al dialetto? Cosa significa?

Abbanía parla di un naufragio. Ho deciso di usare il dialetto siciliano perché è una lingua molto viscerale e io la uso spessissimo. Chi sta con me in tour sa che parlo molto dialetto, anche se non mi capiscono. La Sicilia è un porto, il centro del mediterraneo. È un po’ testimone di questi naufragi quindi pensavo fosse la lingua adatta per raccontare una cosa così forte: mi è venuto spontaneo farlo.

Per concludere prima di lasciarci per cenare, cosa si deve aspettare la gente da un concerto di Davide Shorty?

L’aspettativa non è verso chi canta ma verso me stesso. Chiedo la predisposizione all’ascolto, la volontà di poter stare in silenzio ad ascoltare e ascoltarsi.

Written by: Mariahelena Rodriguez

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