Un’analisi dettagliata del direttore di gara: la vera star di ogni sport
Durante la lettura dell’articolo si consiglia l’ascolto di: “Hall Of Fame – The Script ft. Will.I.Am”
Nel corso dell’ultima giornata del campionato di serie A di calcio si è fatto molto parlare su alcune decisioni arbitrali e di come esse si siano rivelate “decisive” circa l’esito dell’evento. Ma perché alla fine l’arbitro ha tutto questo potere? E soprattutto, fino a dove può spingersi?
Per capirlo dobbiamo partire proprio dalle origini: purtroppo ogni situazione sociale è fatta di qualche attrito: che si tratti di idee, progetti o anche scontri violenti comunque c’è sempre il bisogno di mediare le due personalità e spesso ciò richiede un terzo, un arbitro per l’appunto.
Come disse un docente universitario: “Il gioco è la cosa più seria che ci sia”, perciò è parso ovvio che il giudice di gara nascesse praticamente in contemporanea con lo sport stesso. Ma qual è il suo compito?
Analizzando la figura dell’arbitro e del giudice di gara in diversi sport (dall’atletica ai giochi sportivi passando per gli sport da combattimento e i motosports) sono emersi dei caratteri fondamentali di questa figura: tutto ciò che accade sul luogo dell’evento è sotto la sua autorità, è compito suo verificare che gli atleti rispettino il regolamento, convalida punti e risultati e soprattutto decide in maniera del tutto inoppugnabile e insindacabile su ogni fatto che accade.
Ne risulta quindi la figura quasi di un tiranno, un legibus solutus che essendo appunto libero da qualsiasi vincolo agisce in totale discrezione. Ma perché l’arbitro deve essere così? Beh, lo sforzo agonistico è intenso in gara, e gli atleti danno il loro massimo per ottenere il risultato nel minor tempo possibile, perciò necessita di una figura agile, che possa decidere in maniera rapida e certa. Inoltre a volte il direttore di gara può trovarsi a dover prendere scelte finalizzate a scongiurare esiti infausti, come l’arbitro nelle MMA il quale si getta sull’atleta per evitare che subisca altri colpi in caso di KO, o il giudice nei motosports che fa entrare la safety car quando c’è il rischio che si possano verificare degli incidenti.
In conclusione possiamo dire che sono sì gli atleti che decidono le loro sorti in campo, ma alla fine l’arbitro ha una parte importante nello stabilire se farà bello o cattivo tempo.
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