In men che non si dica, l’inverno lascerà il posto alla primavera, il tempo cambierà, e ci ritroveremo come da copione a dover combattere tra foulard, giacchetti, felpe, cardigan e magliette a maniche corte: insomma, affronteremo il famigerato periodo dell’anno del “vestirsi a cipolla”, in cui la mattina fa freddissimo, a mezzogiorno sembra Agosto inoltrato e nel giro di poche ore torna a farsi sentire quel vento frizzantino perfetto per procurarsi un mal di gola fuori programma da manuale.
Possiamo però gioire di una cosa: questa potrebbe essere una delle ultime stagioni di lotte impari contro le pazze e mutevoli temperature capaci di portare in alto e in basso il termometro più volte a distanza di poche ore, perché è stato appena realizzato nell’Università del Maryland un innovativo tessuto capace di adattarsi al calore corporeo.
In poche parole, sarà il nostro capo di abbigliamento, un filato rivestito con nanotubi di Carbonio, a regolare quanto calore lasciar traspirare: potremo dire addio al classico “metti la giacca, togli la giacca” primaverile e invernale! Grazie ai passi avanti compiuti nel campo delle nanotecnologie, infatti, è diventato sempre più semplice plasmare oggetti che prima si ritenevano fantascientifici. L’esempio più lampante è proprio questo nanotessuto, che viene in nostro aiuto grazie alla sua peculiare proprietà di lasciar passare più calore attraverso le sue fibre quando la temperatura in cui è immerso è calda e umida, e di impedire suo passaggio quando, al contrario, l’ambiente in cui si trova è più fresco e asciutto.
Passiamo un momento sotto la lente d’ingrandimento questo capo davvero innovativo: a conferirgli la “magica” proprietà appena descritta concorrono due diversi materiali sintetici, il primo che assorbe l’acqua (idrofilo) e il secondo che la respinge (idrofobico).
C’è da dire che già nel 2017 un lavoro abbastanza simile era stato creato nell’Università di Stanford, vale a dire un tessuto capace di regolare autonomamente il passaggio di calore in base alla temperatura corporea di chi lo indossava, ma la più grande differenza, nonché ciò che rende la creazione dell’Università del Maryland più avanzata e interessante, è il fatto che, in quest’ultimo caso, non sia necessario invertire il tessuto per beneficiare dei suoi effetti refrigeranti o riscaldanti.
Per il momento c’è ancora da attendere affinché i primi nanocapi d’abbigliamento vengano commercializzati e compaiano nei nostri guardaroba, ma si ipotizza già che i primi a cui verranno dedicati saranno i più sensibili ai cambiamenti climatici, a partire da neonati, disabili e anziani.
Post comments (0)