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Il ritorno del drive-in

today18 Luglio 2020

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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Cheek to Cheek – Fred Astaire”

L’emergenza sanitaria causata dalla diffusione del Coronavirus ci ha costretto a rielaborare le nostre abitudini per adeguarci a una nuova routine, tutta all’insegna del distanziamento sociale e caratterizzata dall’utilizzo delle mascherine sui nostri volti. Tra le varie attività costrette a reinventarsi per le nuove norme, in prima fila quelle artistiche e culturali, come le sale cinematografiche e i teatri, che hanno risentito molto della mancanza di un pubblico durante il lockdown; attraverso il web hanno cercato comunque di essere attive tramite spettacoli realizzati online o riproduzioni di film in streaming gratuito, perdendo però la loro dimensione naturale di luogo chiuso, al buio, di immersione totale nella rappresentazione. Nonostante ciò, la riapertura avvenuta nel periodo estivo ha permesso ai proprietari delle sale o agli organizzatori di eventi di realizzare delle strutture all’aperto adatte a queste performance. In particolare, per quanto riguarda la proiezione di film si è puntato molto alla formula del cinema all’aperto -a Roma, ad esempio, promossa da anni dai Ragazzi del Cinema America a Trastevere- e si stanno preparando anche delle zone di alcune città d’Italia per poter installare il cinema drive-in.

Questo tipo di cinema è nato nel 1932, quando Richard Hollingshead, un ragazzo del Pennsauken, a pochi chilometri da Philadelphia, per ovviare al problema di sua madre, in sovrappeso e, perciò, impossibilitata ad andare al cinema per i sedili troppo stretti, appese un lenzuolo ai rami di due alberi del giardino della loro casa e la fece sedere nella loro automobile, proiettando un film sul telo, per lei e per tutto il vicinato. Per il successo ottenuto, Hollingshead cercò di far fruttare questo metodo, cercando di migliorare continuamente la qualità della proiezione e dell’audio, fin quando, nel 1933, brevettò questa sua idea. Così, il cinema drive-in si diffuse in tutti gli Stati Uniti e per tutto il mondo, grazie all’opportunità che concedeva di poter guardare un film comodamente (o quasi) dalle automobili e per il basso costo della costruzione della struttura e della fruizione delle pellicole. Il declino di questa pratica, verso gli anni Cinquanta, fu determinato dalla pur sempre scarsa qualità della visione -quasi impossibile da raffinare più di tanto- e dal fatto che di solito questi cinema erano avviati da imprese familiari, e difficilmente riuscivano a sopravvivere nel corso degli anni. Al giorno d’oggi, però, una soluzione del genere è stata considerata dai più molto utile per risolvere il problema della proiezione dei film, esperienza questa che non si ferma soltanto alla possibilità di guardare una pellicola mai vista prima ma che comprende anche l’uscire di casa e condividere questa visione con qualcuno a noi caro, una delle mancanze più forti che ognuno di noi ha sentito durante la quarantena. Questo è uno dei tanti revival che siamo andati a ripescare dal nostro passato: iconica è la scena nel musical “Grease” (1978, di Randal Kleiser), in cui i protagonisti Danny e Sandy assistono alla proiezione di “Fluido Mortale” di  Irvin S. Yeaworth Jr. nell’auto rossa di Danny. È forse anche questo sapore vintage ricordato da film del genere che rende il cinema drive-in così affascinante per le nuove generazioni ma anche nostalgico per chi ha vissuto gli ultimi momenti di sopravvivenza di queste sale all’aperto. In Italia, attualmente, sono attivi pochi cinema drive-in, ma ne stanno allestendo degli altri in diverse città, anche provvisori, ed è forse una delle dimostrazioni più palesi di quanto il lockdown ci abbia fermato per un periodo ma non sia riuscito a bloccare la nostra voglia di arte e di fruizione di questa.

Written by: Sara Claro

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