Un team di ricercatori di Cambridge è riuscito a sintetizzare interamente il materiale genetico di un batterio molto diffuso, l’Escherichia coli.
Era il 2007 quando venne codificato per la prima volta in laboratorio un essere vivente semi-sintetico, chiamato Syn 1.0. Da allora la capacità di progettazione al computer del DNA è progredita continuamente, finché la settimana scorsa, stando a quanto riportato da New York Times, un gruppo di ricerca guidato dal biologo Craig Venter ha creato il primo batterio sintetico, costruito in laboratorio, dotato del patrimonio genetico necessario per farlo sopravvivere.
Syn 3.0
Prima di questo studio, il tratto più lungo di DNA che era stato sinteticamente codificato era lungo circa un milione di segmenti. Il dato più significativo è rappresentato dal fatto che questo nuovo genoma batterico sia ben quattro volte più lungo.
Il nome ufficiale è Syn 3.0, ha appena 473 geni e ognuno di essi svolge una funzione indispensabile alla vita. La caratteristica principale di questo nuovo batterio è il numero di geni inferiore ad un normale EC, ma come mai?
In natura il codice genetico comprende 64 codoni per controllare la produzione delle proteine, 61 dei quali codificano gli amminoacidi, mentre i restanti servono come segnale di stop durante la sintesi delle proteine.
Il nuovo genoma sintetico comprende solo 61 codoni in tutto, in particolare hanno ridotto il numero di quelli atto a codificare per l’amminoacido serina (considerato ridondante nel DNA e non necessario per lo sviluppo dell’organismo), e ridotto a due quelli dei segnali di stop. Questo non ha però compromesso la vita del batterio, che è riuscito a svilupparsi e a vivere normalmente.
Il risultato è la prova, almeno iniziale, che il codice genetico può essere compresso eliminando le ridondanze e senza compromettere le possibilità di sopravvivere di un organismo.
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