Giorgio Caproni fra viaggio, mare e poesia
Caproni, poeta che solo tardivamente conquista il riconoscimento della critica novecentesca, nasce il 7 gennaio 1912 a Livorno.
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E’ ufficialmente scaduto il copyright de Il Grande Gatsby, il romanzo di Francis Scott Fitzgerald. Voicebookradio.com ve lo racconta e chiede un parere artistico al regista cinematografico Antonio Centomani.
Facciamo un balzo al di là dell’oceano nel 1925. C’era una volta un sigillo che serrava i diritti di un grande romanzo. Il testo fu “colpevole” di aver sconvolto il Sogno Americano, che annaspava nella crisi degli anni ’30 dopo il crollo della borsa di Wall Street. Ma ci fu un supersiste che nel lontano Egg West si travestì da uomo di grandi valori di sfarzosità: Francis Scott Fitzgerald.
Ma entriamo nel periodo storico per annusare l’atmosfera che si respirava. L’America ballava su nuovi ritmi. Il panorama musicale stava evolvendo. “Il ragtime è la musica su cui Dio balla, quando non lo vede nessuno”.
Il pianoforte del ragtime, aggiunse una nota di colore alternativo. Come in una ballata nera che confondeva il ritmo degli Anni Ruggenti. Si danzava sulle porte del proibizionismo, acclamando con grande fervore l’era del Jazz, mentre da lontano si sentiva la voce che distruggeva la facciata piastrellata dall’industrializzazione americana, quella degli esordi del 1920.
“Gli americani, per quanto occasionalmente disposti a essere servi della gleba, non hanno mai amato l’idea di sembrare contadini.” L’opinione sfacciata di un maturo scrittore americano, sollevò polveroni di critiche ed anche di profondo successo, favorendo sul palcoscenico della Grande Depressione Americana, un libro che velatamente sottintendeva la vita a specchio del magnate Francis Scott Fitzgerlad.
“Se la personalità è un ininterrotto susseguirsi di successi, allora c’era qualcosa di magnifico in lui, una sorta di elevata sensibilità alle promesse della vita. Gatsby era quello che dava la caccia a sé stesso, la polvere sozza che fluttuava nella scia dei suoi sogni che interruppe il mio interesse nelle brevi euforie degli uomini“.
Allo scoccare della mezzanotte, nel 1925, uscì il capolavoro Il Grande Gatsby, un ritratto impietoso dell’Upper Class americana, suddiviso a specchio tra: ricchi ed arricchiti. Son passati ben 96 anni dal sigillo del copyright, ed ora finalmente, si ha il via libera a poter rielaborare, sul set o sulla scena, il romanzo americano.
Le chiacchiere corrono veloci e si acclama già al prossimo che avrà l’ardire di dare un’impronta rivoluzionaria, ma soprattutto coraggiosa al rifacimento del romanzo.
Bussando alla porta del cinema, spunta il prequel del romanzo, chiamato Nick, scritto da Michael Farris Smith, in uscita già dal 5 Gennaio 2021.
Approfondendo il discorso, ho intervistato il regista, sceneggiatore e direttore della fotografia Antonio Centomani. Napoletano e professionista dei mass media. Radio, stampa, televisione, cinema. in particolar modo s è dedicato alla documentaristica ed alla fotografia, ai videoclip musicali, alla pubblicità e alla regia televisiva nel campo dell’informazione, dello spettacolo e dello sport. Realizzando dirette satellitari e programmi con regia pluricamere da studio e/o da esterna.
Il 2021 ha dato il via libera ad eventuali riletture de Il Grande Gatsby. Dal punto di vista cinematografico, cosa significa poter “prendere in mano” un testo come questo, ambientato nella Roarin’ Twenties e rivoluzionarlo in una nuova pellicola?
“Sicuramente è una grande opportunità, ma con aspetti molto pericolosi da valutare con attenzione. Il primo è sicuramente il naturale confronto con la scrittura del romanzo, attraverso il quale il lettore è libero di immaginare gli ambienti, i personaggi e gli stadi emotivi che li contraddistinguono.
Il secondo aspetto, a mio avviso, è legato a possibilità economiche con le quali si affronta la produzione della trasposizione cinematografica. Sicuramente Baz Luhrmann, non ha avuto di questi problemi. La sua visione è stata oggetto di critiche che al 50% lo hanno lodato, ma anche bastonato (vedi il caso della costruzione dell’Empire State Building). Ma, nonostante tutto, gli sono arrivati tanti premi tra cui un Oscar. Per concludere, credo che raccontare storie tratte da romanzi di successo sia quasi doveroso ma è altrettanto pericoloso“.
C’è un testo che le è venuto voglia di trasformare e trasportare ad hoc sul set cinematografico?
“Negli anni ho letto tanti romanzi e come per una strana magia, purtroppo è per fortuna, li ho sempre “visti”. Forse li avrei voluti fare tutti!
In questo momento mi hanno affidato due progetti a cui tengo veramente tanto, si tratta di due Biografie, altro genere molto complesso. Il primo tratta la vita di un alto prelato, il Venerabile Mons. Francesco Antonio Marcucci vissuto in pieno periodo illuministico durante il quale si è battuto ed ha ottenuto il diritto allo studio per le donne. Insomma un avanguardista eccezionale.
Il secondo invece racconta la vita del Premio Nobel per la letteratura Grazia Deledda. Due storie molto impegnative per le quali mi sto dedicando da molti mesi allo studio approfondito dei periodi storici e dell’ambiente in cui sono accadute. Concludo dandovi un anteprima che riguarda il famoso “sogno nel cassetto”. Vorrei realizzare la trasposizione cinematografica del mio primo romanzo, “il mercante di seta nera” poi ne parleremo“.
Aspettando le news da Antonio Centomani sul suo prossimo progetto Il Mercante di seta nera, inoltriamoci nel vivo del nuovo prequel Nick, ripreso dal romanzo il Grande Gatsby.
Il 2021 inizia già col botto, non solo annunciando il via libera di Fitzgerlad, ma sostenendo altri autori come Virginia Wolf, e tanti altri di cui scadranno i copyright dando il LIBERA TUTTI nella fantasia del cinema.
Written by: Francesca Aiello
Caproni, poeta che solo tardivamente conquista il riconoscimento della critica novecentesca, nasce il 7 gennaio 1912 a Livorno.
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