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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Valentina” – Ornella Vanoni
Come ogni festività che si rispetti, si avvicina anche lo spauracchio della glicemia che si impenna perchè, diciamoci la verità, se non c’è il dolce della tradizione non è una vera festa!
Siamo usciti più o meno indenni dalle abbuffate natalizie. Abbiamo toccato appena appena i mega vassoi di frappe di carnevale e tutti i cioccolatini di San Valentino. Siamo sopravvissuti anche ai bignè e alle zeppole di San Giuseppe. Ora possiamo ritenerci al limite dell’eroismo e, con questa consapevolezza, direi che possiamo guardare avanti. Anche se “avanti” significa una nuova abbuffata e un nuovo tripudio di dolci tradizonali da cui dubito riusciremo a scappare.
Faremo insieme una passeggiata fra le varie regioni italiane che offrono spunti irresistibili per i dessert delle feste. Cito “fuori concorso” la regina assoluta delle tavole pasquali, la pastiera, di cui vi abbiamo già raccontato qualche giorno fa. Rileggete tutte le curiosità cliccando qui.
Partiamo dal Lazio che offre, fra i tanti, questo dolce è molto affine al gusto del panettone, ma è più ricco per via dell’impasto pieno di uvetta, canditi, anice, vaniglia, cannella. E’ tipico della Ciociaria e del Lazio meridionale e il vero tocco d’autore è l’accenno di liquore. La soluzione ideale a chiusura del pasto di Pasqua. Lo avete mai assaggiato?
Se diciamo Pasqua diciamo automaticamente Casatiello. Il principe delle festività pasquali in Campania, esportato ormai ovunque. Ma, forse non tutti sanno che esiste anche il suo ufficiale fratello dolce. Si parte sempre dalla pasta del pane a cui si unisce strutto e uova, ma si differisce dall’originale salato per l’utilizzo di zucchero, glassa e i confetti campani noti come “diavulilli” -piccoli diavoletti- usati nella ricetta degli struffoli. Il livello glicemico si impenna, ma chi se ne importa. Semen in anno licet insanire.
Da Sud a Nord, ecco un tradizionale dolce pasquale che forse è meno conosciuto, ma, non per questo, meno gustoso. Innanzitutto ha vari nomi, qualcuno la chiama torta tagliona, qualcuno la chiama torta di ricciolina o torta di tagliatelle o ancora tajadlina. E’ il connubio perfetto tra dolce e salato. Si tratta di tagliatelle all’uovo alternate a un ripieno ricco di mandorle e frutta candita. Riuscite a immaginare che trionfo di gusto? Se volete assaggiare questa prelibatezza non dovete far altro che organizzare il vostro weekend pasquale tra le province di Ferrara e Modena, anche se è Mantova che ne rivendica a gran voce la paternità.
Di corsa di nuovo a Sud. E non dite bugie, questi li conoscete bene! La bellezza di questo dolce è che si consuma per le strade, in mezzo alle persone, in totale convivialità. Qualsiasi forno pugliese potrà offrirvi questo dolce che, oltre allo zucchero bianco, ha anche una copertura di squisita glassa. Assolutamente irresistibile. Non si possono dimenticare poi i taralli neri, impastatati con vino e mandorle tostate. Una variante di tutto rispetto che vi saprà stupire.
Trasferiamoci a Genova dove preparano una torta genovese a base di pasta di mandorla fin dal Medioevo. Si è trasformata nel tempo in piccoli pasticcini che oggi vengono guarniti di glassa al cioccolato, alla vaniglia, al limone, arricchiti da piccoli confetti colorati. Una golosità davvero estrema. Il problema sarà resistere a non mangiarne uno dopo l’altro…
Che strano nome, vero? Questo dolce arriva dritto dalla Calabria ed ha vari altri nomi. Viene chiamato anche cuzzùpa o ‘nguta, e fa parte della tradizione dei pani dolci calabresi di Pasqua. Viene usato al posto del pane nelle colazioni e si abbina in realtà anche alla soppressata. Strano connubio, ma sicuramente da provare!
Altro nome bizzarro. Si tratta di piccole crèpe farcite. La particolarità è che, se le guardate una accanto all’altra, sembrano tante piccole dita. L’impasto di ricotta, cioccolata, frutta candita, liquore, spezie è avvolto in una pasta morbida e friabile. In poche parole “dalla Puglia con amore”!
Se parliamo di dessert non possiamo non citare la Sicilia che ne è regina. A Pasqua si mangiano dei dolci di pasta reale che rappresentano agnello e pecora. Il primo è tipico di Favara, nell’agrigentino ed è farcito con un trito di pistacchio, ricoperto dalla velata -zucchero fondente- e riccamente decorato. Le picureddi sono di norma adagiate su un prato verde disseminato di piccoli confetti variopinti. Oltre alla gioia delle papille gustative, sarà una gioia autentica anche per gli occhi.
Mi limito a raccontarvi solo otto dolci tipici del periodo, lasciando a voi il compito di prolungare questa golosissima lista. Ma restate connessi per gli altri appuntamenti con il Galateo di Pasqua.
Written by: Valentina Proietto Scipioni
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