Ogni azienda ha bisogno dei feedback degli utenti per riuscire a migliorare i suoi prodotti ed a adattarli al mercato. Indagini, statistiche e vendite sono elementi che da sempre vengono analizzati per riuscire in tale scopo.
I videogiochi non si sottraggono a questi dogmi, anzi lavorano ogni giorno per coinvolgere sempre di più il player nell’esperienza di gioco ed adattarla ai suoi gusti. Adesso però uno dei publisher più amati, Valve, è pronto a fare il salto di qualità. La software house proprietaria di Steam infatti ha intenzione di avvalersi dell’aiuto dello psicologo sperimentale Dr. Mike Ambinder per implementare delle interfacce neurali nel mondo videoludico.
Ambinder ha affermato che in un futuro non troppo lontano gli headset VR/AR saranno legati a strumenti per elettroencefalogrammi (EEG) non invasivi che potranno fornire dati ai designer di giochi, in modo tale da poter creare videogame più reattivi e adattivi. Sul lungo termine, si penserà agli impianti neurali, ma non siamo ancora a quel punto, secondo lo studioso.
Immaginate quindi che, in un certo senso, il controller non fosse più nelle vostre mani, ma sulla vostra testa. Ovviamente nessuno sarà disposto ad indossare 35 elettrodi per videogiocare, infatti l’idea è quella di inserire i sensori su apparecchi come HTC Vive e Oculus Rift, già entrati ormai nelle case dei videogiocatori.
Tutto ciò diventerà realtà? Difficile a dirsi, però una cosa è certa: il futuro è oggi.
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