Durante la lettura si consiglia l’ascolto del brano: “Harder Better Faster – Daft Punk”
Breve storia dell’e-waste
Poche cose sono certe al giorno d’oggi, come si suol dire: la morte, le tasse e l’uscita di almeno uno smartphone all’anno, portando all’esponenziale e conseguente aumento del numero di rifiuti elettronici.
L’e-waste comprende qualunque oggetto avente una spina, un cavo elettrico o che funzionino con una batteria come lavatrici, schermi, console e cellulari.
La rapida crescita del settore innovativo, accompagnata da un abbattimento dei costi correlati, ha aumentato esponenzialmente l’accesso ai prodotti elettronici e alla tecnologia digitale in genere, questo ha significato un aumento dell’utilizzo di dispositivi e apparecchiature elettroniche e al rinnovo costante di questi strumenti, col conseguente aumento dei rifiuti elettronici.
Solamente in Italia produciamo in media 18,9 kg di rifiuti elettronici a persona e siamo in grado di riciclare correttamente solamente il 22% di questi rifiuti, mentre si stima che a livello mondiale entro il 2050 saranno oltre 120 milioni le tonnellate di questi rifiuti prodotte annualmente.
Il riciclo di oggetti elettronici è importante per il risparmio di risorse primarie, per evitare un aumento dei prezzi a causa della scarsità di metalli preziosi, e allo stesso tempo di energia e di emissioni.
Per produrre uno smartphone vengono emessi 35 chili di CO2 e nell’ultimo decennio oltre 10 miliardi di cellulari sono stati prodotti e venduti.
Al momento la più grande discarica a cielo aperto di e-waste si trova nella capitale del Ghana, Accra, dove la maggior parte dei rifiuti arriva dai Paesi europei. Il riciclaggio degli elementi preziosi, contenuti nei rifiuti elettronici, come il rame e l’oro, è diventato fonte di reddito per i locali.
Tuttavia, accorgendosi dell’enorme potenziale economico, molti nuovi centri di riciclaggio hanno iniziato a sorgere nell’area: uno di essi è The Recycling Hub a Dubai.
Anche la Apple, colleziona e ricicla computer e cellulari in disuso, attraverso Daisy, il sistema di riciclaggio dell’azienda della Silicon Valley, in grado di smontare 15 diversi modelli di iPhone.
Le sfide del riciclaggio si trovano anche altrove, a partire dal ciclo e sistema produttivo facendo sorgere una domanda, forse provocatoria, ovverosia se non sia meglio combattere l’obsolescenza tecnologica e programmata dei prodotti elettronici, voi che ne pensate?
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