ROBERTO DI NAPOLI, IL CUORE E LE VERTIGINI FRA TELA E INCHIOSTRO
Roberto di Napoli. Incontro con un giovane artista che racconta, fra carta e inchiostro, fra colori e tela, le distanze e le passioni che dividono e uniscono gli uomini e le donne.
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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Silent Night” (Canto di Natale)
Era il 1843. Charles Dickens pubblicava una tra le storie di Natale più famose di sempre. Il Canto di Natale (A Christmas Carol) è un viaggio di fantasia ma fortemente didascalico. Insegna ad apprezzare il Natale non solo come una festa, ma anche come opportunità per donare agli altri. E non si tratta di regali.
Dickens è un autore molto importante, essendo sempre stato molto interessato alle questioni sociali dell’Inghilterra del suo tempo. In questo romanzo breve come nei famosissimi David Copperfield e Le avventure di Oliver Twist è in primo piano lo sfruttamento del lavoro -anche minorile. L’ambiente è quello della Rivoluzione industriale, fondamentale per il progresso tecnologico ma anche degradante per la natura dell’essere umano. L’uomo che diventa fonte di produzione e non è più sociale, l’uomo che perde la sua dimensione in favore dello sviluppo. Una condizione che ha colpito diversi intellettuali dell’epoca.
Il protagonista di Canto di Natale è Ebenezer Scrooge, un banchiere ricco e molto avaro. Un vecchio che non sa riconoscere la bellezza del Natale, che vede, anzi, come una festa inutile. Un ottimo modo per evitare di lavorare, cosa per cui Scrooge vive. Ha un impiegato, Bob Cratchit, un uomo umile che accetta la sua misera paga pur di lavorare. È la Vigilia di Natale, e Scrooge esce dal suo ufficio, incontrando diverse persone che gli augurano “Buon Natale”. Le sue risposte sono molto sgarbate e tipiche della sua personalità ostile alla convivialità. E lo stesso trattamento riserva per Fred, figlio della sorella defunta Fanny.
È infatti un uomo molto solo, che però non soffre per questo. Anzi, pensa di non avere tempo per una famiglia. Arrivato alla sua abitazione, nota però qualcosa di strano. Vede riflesso nel picchiotto della sua porta il suo socio Jacob Marley, morto diverse Vigilie prima. Entra quindi in casa, spaventato, e si adagia sulla sua poltrona. Ma il fantasma di Marley compare da una porta aperta. Una figura con delle bende che gli si snodano intorno al corpo. E diverse catene, da cui pendono lucchetti, portamonete, assegni. Gli strumenti del suo mestiere, che -spiega- gli hanno fatto dimenticare il valore dell’altruismo. Quelli che lo hanno condannato a vagare senza meta per sempre.
Dice a Scrooge che riceverà la visita di tre spiriti, e sparisce. Scrooge si addormenta, e viene svegliato da una figura bianca con la testa illuminata da una candela. Questa dice di essere lo spirito del Natale passato, e lo porta indietro nel tempo fino all’infanzia di Scrooge. Notano insieme che il piccolo Scrooge non ha sempre detestato il Natale, anzi. Era stato rinchiuso in collegio dal padre, e la sorella Fanny era venuta a riprenderlo, scatenando una forte felicità in lui. Scrooge si ricorda di Fred, e comincia a provare un bagliore di rimorso. Andando avanti negli anni, Scrooge si fa sempre più ostile, quasi malvagio, fino a farsi lasciare dalla sua ragazza, l’unica donna che gli abbia voluto bene.
Scrooge non regge più queste visioni, e prega lo spirito di lasciarlo stare. E gli spegne la candela. Ma arriva la seconda visita, lo spirito del Natale presente. Un uomo giovane, barbuto e con capelli lunghi, con un mantello verde e una torcia a forma di cornucopia. Lo porta a vedere come è vissuto il Natale intorno a lui. Scrooge è molto colpito dalla famiglia di Cratchit, che è felice nonostante la tavola poco imbandita e la disabilità del piccolo Tim, il figlio più piccolo. Lo spirito informa Scrooge che Cratchit non ha abbastanza soldi per poterlo curare, e che la vita del bambino non durerà ancora a lungo. Scrooge è sconvolto, anche quando arrivano a casa di Fred, e lo sente brindare per lui nonostante la cattiveria con cui gli aveva risposto.
Prima di sparire, lo spirito gli mostra due bambini, la Miseria e l’Ignoranza. Sono vestiti di stracci, sono condannati alla sofferenza dalla classe dirigente… di cui fa parte anche Scrooge. Il fantasma si disintegra, e compare l’ultimo spirito, quello del Natale futuro, che ha le sembianze della Morte. È silenziosa, non ha volto, ma solo una mano scheletrica che indica a Scrooge il Natale dell’anno seguente. Molti parlano della morte di un vecchio avaro, quasi sollevati, e Scrooge vede la famiglia di Cratchit disperata che piange sulla tomba del piccolo Tim. Lo spirito indica a Scrooge anche la sua tomba, si crea una voragine sotto di essa in cui Scrooge precipita.
Ma si risveglia nel suo letto. È Natale, e capisce che il suo viaggio è durato solo una notte. Esce di casa, incontrando tutti coloro che aveva maltrattato e donando denaro e cibo a chi ne aveva bisogno. Passa il Natale a casa del nipote Fred, e il giorno seguente incontra Cratchit, a cui concede un inaspettato aumento di stipendio. Vuole aiutare il piccolo Tim, diventando, poi, quasi il suo secondo padre.
Scrooge cambia completamente la via, vedendo cosa si stava perdendo. La sua cattiveria era data dall’ambiente in cui viveva, dalla sua fame di denaro, dalla sua solitudine. Il Natale è la festa che più di ogni altra dà la possibilità a tutti di riunirsi con i più cari. Il Natale è donare, ricevere, amare. Dickens ha regalato una parabola intramontabile che dimostra, ancora oggi, l’importanza della condivisione. Una lezione che dovremmo apprendere e attuare ogni giorno.
Buon Natale!
Written by: Sara Claro
Roberto di Napoli. Incontro con un giovane artista che racconta, fra carta e inchiostro, fra colori e tela, le distanze e le passioni che dividono e uniscono gli uomini e le donne.
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