Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “San Gregorio Armeno” – Enzo Carro
Un viaggio suggestivo, fra sacro e profano, con gli artigiani dei presepi di San Gregorio Armeno a Napoli.
In Italia c’è una città.
Fatta d’arte e d’amore.
È nata dal corpo di una sirena e, sulla sua pelle, la città è cresciuta, si è fatta bella e il mondo intero ormai la conosce.
Dal suo grembo e dalle sue viscere è nato un nugolo di strade che si rincorrono intorno al mare.
Quindi oggi vi porto a Napoli.
C’è una zona antica in questa città.
È il cuore pulsante di quella sirena.
Fatto di vicoli profumati di caffè e panni stesi, fatto di finestre spalancate al sole. Di case dalle porte aperte da cui escono odori, sapori, attimi di vita. Un cuore fatto di bandiere al vento, di edicole votive, di voci chiassose che rotolano dietro angoli di strada a ripararsi dal vento.
E vanno da Piazza Dante a Piazzetta San Gaetano, passando per Via dei Tribunali fino ad arrivare al Duomo dove troneggia San Gennaro.
Un gomitolo di sentieri che si offrono vogliosi di essere percorsi e sui quali si aprono cortili, chiese barocche, antiquari, pizzerie, bancarelle all’aperto, venditori ambulanti e l’immancabile banco lotto. Un tripudio di colori, di musica e profumi generosi.
C’è però una strada, in questo labirinto di sentieri, una strada che è il vero cuore nel cuore della città.
San Gregorio Armeno
Si chiama Via San Gregorio Armeno e racconta la storia antichissima dei maestri artigiani che realizzano i presepi più famosi del mondo.
Questo vicolo stretto e buio cresce sulla vecchia parte sotterranea di Napoli. Si aprono a destra e a sinistra laboratori, botteghe e negozi in cui, da ogni parte del globo, si vengono ad acquistare oggetti preziosi per arricchire il proprio presepio.
L’arte intramontabile del presepio
Il presepio. Una tradizione tipicamente napoletana che scalda le case a Natale.
Una rievocazione che sa di mistero condito di quotidianità. Fatta spesso di contrasti. E di contrasti, si sa, Napoli si nutre da sempre.
Questo lo sanno bene gli artigiani di San Gregorio Armeno che realizzano piccoli capolavori fatti a mano tramandando l’arte di padre in figlio. E ci riportano ad una dimensione personale ed intima di un Natale ormai sempre più sfavillante e frettoloso di essere consumato.
Invece qui il tempo si ferma e improvvisamente mi sorge un dubbio. Pure Luca Cupiello, immaginario personaggio del teatro classico di Eduardo De Filippo, sarà venuto a San Gregorio per comprare i pastori del suo storico presepio di Natale in casa Cupiello?
La tradizione arriva da lontano
La tradizione presepiale di san Gregorio Armeno ha il sapore di un’origine remota. Qui in epoca classica esisteva infatti un tempio dedicato a Cerere alla quale i cittadini offrivano come ex voto delle piccole statuine di terracotta, fabbricate nelle botteghe vicine. La nascita del presepio napoletano è naturalmente molto più tarda e risale alla fine del Settecento. Ma da questo antico rito parte il nostro viaggio.
E succede che ci avventuriamo in Via San Gregorio Armeno che, dall’8 dicembre in poi, è talmente affollata che non si può nemmeno camminare. Si viene trasportati dal moto naturale della folla e a malapena ci si può fermare per osservare, toccare, chiedere, comprare. Ma ogni volto diventa amico. Succede di familiarizzare col vicino di passeggiata in una vera e propria processione che ti conduce a suo piacimento su e giù per il vico.
Le botteghe e i laboratori dei Maestri “presepiari”
Ma anche durante l’intero anno le botteghe raccontano la loro storia e accolgono turisti e amatori. Ci si può fermare con più calma nei laboratori che offrono vere e proprie esposizioni di presepi artistici. Piccole mostre permanenti che rievocano spaccati di quotidianità che forse hanno poco a che vedere con l’originaria Betlemme. Ma che ti trasportano in scene vagamente oniriche, quasi al margine di un set cinematografico. Ed ogni presepio che incontri racconta una storia diversa, fatta di stracci, ma anche di ricche vesti, fatta di luci, ma anche di vita vera. E al centro di tutto si anima la Sacra Famiglia, dipinta da mani sopraffine, modellata da tocco sapiente, vestita di stoffe pregiate. Figlia del ben noto barocco napoletano. Fastoso e decadente. Regale e malinconico.
Quasi commuovono le generose Madonne dal viso d’angelo che si impongono come matrone al centro di un dipinto. Quiete. Accoglienti. Adornate come spose.
Come l’attrezzeria di un grande Teatro
Poco più in là si aprono ai passanti gli scaffali pieni di zeppi di oggetti incredibili. Dalle balle di fieno per rendere più realistica la capanna, a piccole lanterne che si illuminano davvero. Dalle cassette di frutta ai cesti del pesce, dalle seggiolette di paglia alle fontanelle da cui scorre acqua.
Sembra di entrare nell’attrezzeria di un grande Teatro che dona infinite meraviglie affinché la scena del presepio prenda vita e sia credibile più che mai. Una grande finzione con l’aspirazione di raccontare vita vera.
E poi ancora pastori, lavandaie, animali di ogni sorta e ovviamente i Re Magi. Il simbolo delle grandi potenze che si inchinano alla sacralità di un piccolo bambino. Bellissimi, dalla pelle d’ebano e coi turbanti di macramé e vera seta.
Personaggi inaspettati
Ma c’è una tradizione che da decenni ormai rende famosa questa arte così singolare e ricercata.
Parlavo poc’anzi di contrasti.
Ebbene, non di soli personaggi canonici sono fatti i presepi a Napoli. Infatti, con stupore di noi passanti, fanno improvvisamente bella mostra di sé statuine che mai avremmo pensato.
Ecco che sulla scena di queste splendide rievocazioni appaiono volti noti che si sono distinti nella storia e soprattutto nell’ultimo anno, nel bene e nel male.
E così, a far visita a Gesù Bambino, troviamo il governatore De Luca accanto al Dottor Ascierto. E poi personaggi storici, da Napoleone a Giulio Cesare. Famosi artisti come Totò e Sophia Loren. E ancora calciatori, politici, musicisti, intere famiglie reali e vip di ogni genere. Tutti perfettamente somiglianti e rappresentati con simboli riconoscibili, che ce li rendono subito familiari. Dal pallone da calcio alla chitarra, dalla corona reale all’outfit all’ultimo grido.
E il gossip entra nel presepio quasi come uno schiaffo in piena faccia, al limite del surreale. Ci racconta la poesia di un’arte che resiste al passare del tempo e che si rinnova di anno in anno con curiosità, sarcasmo e sbruffoneria.
Maradona, Lady Gaga, il Papa e la Regina Elisabetta
Vi sareste mai immaginati di veder palleggiare Maradona fra un pastore e la stella cometa? O avreste mai pensato di trovare Lady Gaga che passeggia insieme ai Re Magi? E ancora, vi sareste mai aspettati il Papa o la Regina Elisabetta seduti sul loro trono accanto alla mangiatoia?
Nulla di blasfemo od offensivo, sia chiaro. Ma solo lo spirito ironico e provocatorio che i partenopei sanno sempre sfruttare al meglio.
E noi avventori facciamo a gara a riconoscere i personaggi, a scovare il volto noto di cui parlano tutti. Così come i maestri artigiani fanno a gara nell’aggiornare il loro campionario con gli ultimissimi vip sulla cresta dell’onda.
Nessuna celebrazione dissacrante. Solo la sapiente arte di mixare il gran mistero della Nascita di Dio con il tangibile e il quotidiano. Il suggestivo incontro fra mistico e terreno, fra sacro e giocoso, fra divino e carnale.
A dimostrazione che a Napoli i contrasti continueranno a nutrire sempre generosamente la città e a sorprendere chi viene a raccogliere emozioni a piene mani.
Statuine speciali
E così compro la mia statuina di Ciro Immobile, quella di Maradona, di Pino Daniele e di Massimo Troisi e a Natale avrò un pezzetto di Napoli nel mio presepio. Un pezzetto di poesia artigiana che è solo mia.
Purtroppo quest’anno non sarà possibile assistere a folle enormi di gente, a bancarelle accattivanti, a zucchero filato e musica in piazza. Ma, nonostante la pandemia, l’arte antica del presepe napoletano non si fermerà. Le suggestioni eterne, che hanno fatto il giro del mondo, non finranno, anzi… ora più che mai scalderanno il cuore.
Come sostenere le antiche arti napoletane
Sarà un anno fuori dal comune, ma potremo continuare a vivere la magia del Natale napoletano comprando nei negozi degli artigiani presepisti, nella massima sicurezza e a tutela di tutti, oppure scegliendo di acquistare online.
Si possono e si devono continuare a sostenere le antiche arti napoletane.
Per conoscere meglio queste botteghe fuori dal tempo vi segnalo la fanpage ufficiale di Facebook, Le botteghe di San Gregorio Armeno.
https://www.facebook.com/botteghesangregorioarmeno/
Gaetano on 31 Dicembre 2020
Congratulazioni, ben fatto. Mi hai regalato tante emozioni. Ti auguro di continuare sempre su questa strada!
Valentina Proietto Scipioni on 31 Dicembre 2020
Grazie davvero di cuore.
Raffaele Rossi on 19 Dicembre 2020
Complimenti, mi hai regalato una passeggiata nel cuore di Napoli.
Valentina Proietto Scipioni on 19 Dicembre 2020
Grazie grazie grazie!
Manuela Massaro on 17 Dicembre 2020
Emozionante questo articolo…sembra quasi una fiaba. Il tuo amore per la splendida Partenope lo si respira attraverso ogni singola parola da te scritta. Sei talentuosa in tutto ciò che fai Valentina Proietto Scipioni, continua sempre così…alla GRANDE ❤
Valentina Proietto Scipioni on 18 Dicembre 2020
Grazie grazie grazie di vero cuore… azzurro ovviamente!
Danilo on 17 Dicembre 2020
Scrivi in un modo tale, da portarci per mano per i vicoli. Anche chi non conosce questi vicoli, leggendo questo articolo, cammina per strada e compra pastori, tocca i muri e respira l’aria affollata del Natale. Insomma sei una scrittrice COVID, eviti gli assembramenti. Grazie
Valentina Proietto Scipioni on 18 Dicembre 2020
Scrittrice COVID mi mancava proprio… grazie mille davvero per ogni singola parola.
umberto Anaclerico on 17 Dicembre 2020
Sei Fantastica, nella narrazione, il tuo scritto e’ come un film che ti appare con tutte le sue emozioni davanti agli occhi, Napoli e’ una citta’ speciale, tu la rendi ancora più magica, mi piace dall’inizio l’articolo,si nota che la ami, Napoli, Noi Andremo via ma il Tempo Restera’, Bravissima Vale, un grande abbraccio
Valentina Proietto Scipioni on 17 Dicembre 2020
Grazie di vero cuore. Era esattamente ciò che speravo di evocare.