Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones” – Gianni Morandi
Era il 1888 e a Budapest dei ragazzi stavano giocando a biglie, quando un bullo si avvicinò a Nemecsek, il più giovane del gruppo, ed esordì con un tonante “Eindstein”. In lacrime, Nemecsek fu costretto a dare le sue biglie al prepotente, e tornò a testa bassa a casa. Un gesto che sarebbe stato presto punito.
Ferenc Molnál autore de i ragazzi della via Pál, ci prende per mano e con la sua penna ci porta indietro nel tempo, nella sua amata Ungheria, posto in cui è nato e ha passato l’adolescenza. Ma il tempo, come spesso accade, non è solo ambientazione, ma anche analisi, formazione e comprensione di logiche culturali.
Ferenc Molnar
Uno spaccato sociale
Nella capitale ungherese di fine ‘800 gli adulti sono un elemento di contorno, agganci narrativi per i veri protagonisti di questo ruvido e graffiante dipinto sociale: i ragazzi della via Pál. In questo romanzo, rappresentano uno specchio ribaltato del mondo adulto, con le sue contraddizioni, perversioni e rigide imposizioni morali di un mondo apparentemente lontano dal nostro.
Qui i ragazzi sono organizzati come delle piccole società belliche: hanno vari ruoli, si salutano con un codice militare e rispettano delle regole deontologiche. Per conquistare qualcosa, fosse solo un piccolo campo per giocare a palla, si combatte. Solo il più forte prevale, in una lotta senza esclusione di colpi.
Signor capitano, non è giusto che io sia l’unico soldato semplice! Da quando è stata costituita la compagnia, tutti sono stati promossi ufficiali mentre io, io soltanto, sono rimasto soldato semplice
Il povero Nemecsek però, a causa della sua tenera età, è considerato il più debole. Solo a lui spetta l’ingrato ruolo di soldato semplice. In quanto tale, deve eseguire ogni direttiva senza mai una gratificazione, ma dentro di sé desidera molto più di questo: dentro al suo cuore arde il coraggio e la determinazione di dimostrare ai compagni il suo valore, anche se questo dovesse costargli la vita.
Guerra e onore
Questo concetto di “onore” portato all’estremizzazione ne i ragazzi della via Pál, dimostra quanto i protagonisti siano influenzati dal mondo degli adulti; ne riprendono i precetti sociali riadattandoli con il pretesto di un gioco. Sono rigorosi, spietati nelle decisioni e poco inclini al perdono, soprattutto se chiesto dopo un tradimento. Ad emergere però è anche la fanciullezza che crea una straziante dicotomia con il loro atteggiamento duro e pragmatico. Le emozioni vengono a galla attraverso gesti semplici, tipici di ragazzi preadolescenti. Una parola giusta, ti rende saggio agli occhi della comunità. Un atto di coraggio, come rispondere ad un bullo, un eroe.
In questa Budapest così lontana nel tempo, il vero eroe però è il nostro protagonista; il primo degli ultimi, il dimenticato. Nemecsek è un ragazzo come noi, con i suoi desideri, dubbi e fragilità. Non tradirebbe mai i suoi amici e vorrebbe a tutti i costi avere un ruolo nella società. Quella stessa società che apparentemente lo tratta come uno zerbino. Eppure solo li si sente a casa, in quel campo dove ogni pomeriggio i ragazzi della via Pál si riuniscono, prendono decisioni e giocano a palla.
La relatività del concetto di libertà
Per Nemecsek e i suoi amici il campo della segheria, rappresenta la libertà. Uno spazio vuoto incastonato in una fila di grigi palazzi pronti a inghiottire qualsiasi cosa e a togliere il respiro, in un alienante progresso urbano. Non è rimasto più nessun luogo a Budapest per permettere ai ragazzi di correre spensierati e giocare. Il campo della segheria, è l’ultimo baluardo di una resistenza che a tutti i costi vuole proteggere i propri sogni.
Avevano deciso di far la guerra per ragioni simili a quelle per cui la fanno i soldati veri. I russi avevano bisogno di mare e perciò fecero la guerra ai giapponesi. Le camice rosse avevano bisogno di un campo da gioco e non potendo averlo in altro modo, cercavano di procurarselo con la guerra.
Una piccola patria, per loro anche più importante della stessa Budapest. Per difenderla farebbero di tutto, anche organizzare una resistenza militare sotto la guida del loro capitano Boka. Tra bombe di sabbia, sgambetti e fortini, i ragazzi della via Pálinscenano una vera e propria guerra, in nome della libertà.
Un cinico trionfo
Monumento dedicato ai ragazzi della via Pal – Budapest
Eppure Ferenc Molnál ci descrive un destino beffardo, sadico e spietato. L’ epilogo di questo viaggio, è ben lontano dai classici per ragazzi che oggi siamo abituati a leggere. È una realtà cruda, senza lieto fine. Una realtà in cui un piccolo ragazzo di nome Nemecsek, in nome della libertà, esala il suo ultimo respiro senza mai vedere il suo nome su una medaglietta. Muore da soldato semplice eppure da eroe. Perché anche nelle vere guerre gli eroi sono gli ultimi, i sacrificabili; i tanti tasselli che combattono per rendere il mondo migliore.
In questa realtà Nemecsek era un ragazzo come noi, amava la vita e per essa ha dato tutto. Ha combattuto da guerriero valoroso per una patria che pochi mesi dopo scomparirà, sotto lo spietato giogo industriale. Ci sarà una palazzina al suo posto, un mostro talmente grande da cancellare il tempo e i sogni di tanti ragazzi, pronti ormai a diventare adulti.
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