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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “All the King’s Horses” – Karmina
Ci sono tanti modi per raccontare una storia, soprattutto se una parte di questa avviene nel passato, ma gli espedienti più comuni sono i flashback o i salti temporali.
Johan Ehn in I Ragazzi dei Cavalli ha deciso di utilizzare l’intreccio di due storie: quella di Sasha e Janek e quella di Anton.
La trama, nonostante si srotoli su due livelli, è abbastanza semplice: da una parte c’è Anton, un diciannovenne che ama i cavalli –come avrete intuito, i cavalli sono importanti– e che lavora dando assistenza alle persone anziane non più autosufficienti. Un giorno si ritrova a casa di Alexander Kovac, detto Sasha in gioventù, abbastanza autosufficiente, ma che vive nella sua cucina e che non parla più da anni. Dall’altra parte ci sono Sasha e Janek, due ginnasti che un giorno decidono di scappare dal loro orfanotrofio nel 1926. E che poco dopo, nonostante la tenera età di dieci anni, diventano parte di un circo.
Ed il libro continua così, alternando il focus del giovane Sasha a quello di Anton, permettendoci di vedere come entrambi, ragazzi omosessuali e con un forte legame con i cavalli, vivono. -inoltre c’è anche Alexander che racconta ad Anton la sua storia, anche se lo fa senza dire una parola-.
In realtà c’è una serpe che gira tra le parole e le pagine di questo libro.
Tra i vagabondaggi di Sasha e Janek c’è anche Berlino, nel 1933, quando un certo signore – il cui nome iniziava con “Ad” e finiva con “olf Hitler” – stava già prendendo potere. E quindi oltre ai tendoni e alle piste del circo, si dispiega anche l’immagine della Germania nazista e di cosa succedeva alle persone della comunità LGBT+ in quel periodo. Infatti, Johan Ehn, nella Postfazione racconta la documentazione e gli elementi che sono stati modificati o inventati ai fini della storia. –È un peccato che in genere le persone non leggano mai le note d’autore alla fine dei libri-.
In parallelo c’è l’attualità, che dal 2014 -in cui il libro è ambientato. Credo di non averlo ancora detto…- non è cambiata poi tanto, di Anton che, in modo molto sottile – ma nemmeno troppo– mostra le difficoltà della comunità LGBT+ anche nel presente.
“Tutta la sua famiglia lo sa, e lui è sempre stato molto aperto a riguardo, ma lo infastidisce provano a capire come ‘stanno le cose davvero’. ‘Te lo devo proprio chiedere, […] ma tu sei gay, vero?’ […] Se dice che preferisce non rispondere, c’è sempre qualcuno che dice: ‘Oddio, mi dispiace così tanto che tu senta di non poterne parlare, dopotutto viviamo in un’epoca talmente evoluta che si dovrebbe poter essere sé stessi!’ Ecco, infatti. Quindi lasciami essere me stesso.”
-Johan Ehn, I Ragazzi dei Cavalli
Ma in tutto questo, cosa c’entrano i cavalli? Rispondervi sarebbe uno spoiler -e sapete come la penso a riguardo.- , quindi se volete scoprirlo non vi resta che leggere il libro.
Written by: Aurora Vendittelli
Berlino cavalli i ragazzi dei cavalli Johan Ehn Lgbtq+ libri
Tempo di lettura 4 minuti
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