È il 1985 e qualcosa di meraviglioso sta per approdare in Giappone: i registi Hayao Miyazaki e Isao Takahata fondano Ghibli, uno studio cinematografico destinato ai film d’animazione. A sei anni dall’ultima pellicola prodotta, Miyazaki è nuovamente al lavoro per la creazione di due film inediti, con un collaboratore d’eccezione: il figlio Goro.
Se la Cina è vicina, l’Italia è proprio dietro l’angolo: al momento della scelta su quale nome dare allo studio, infatti, l’autore nipponico optò proprio per “Ghibli”. Si tratta del nome con cui i piloti italiani della seconda guerra mondiale chiamavano un vento caldo proveniente dal deserto del Sahara.
In seguito, con lo stesso termine si finì per indicare anche gli aerei da ricognizione. Hayao è di fatto un grande appassionato di aviazione, hobby che traspare nelle sue produzioni in vari modi, dal tema del volo vero e proprio alla presenza di scope volanti.
Metaforicamente parlando, l’intento del regista era dunque quello di portare una soffiata di novità (una ventata fresca, per rimanere in tema!) nel mondo dell’animazione. Un soffio di buon augurio che, a fronte degli strabilianti risultati ottenuti nel mondo del Cinema, possiamo affermare con certezza ha dato i suoi frutti.
Tra le sue produzioni più celebri si ricordano: “La città incantata” (2002), che gli valse l’Orso d’oro al Festival Internazionale del Cinema di Berlino ed il premio Oscar per il migliore film d’animazione; ed “Il castello errante di Owl” del 2004, con il quale si aggiudicò invece il premio Osella per “miglior contenuto tecnico”.
I segreti di come Miyazaki sia riuscito a ottenere risultati di questa portata sono innumerevoli; anzi, forse il fascino risiede proprio nel non essere nemmeno capaci di svelarli tutti. Possiamo però provare a definirne qualcuno.
Un primo ingrediente fondamentale che traspare dalle sue opere è la passione, di cui è intriso ogni singolo frammento e fotogramma. È lei che consente di definire le sue produzioni “di alta qualità”, e proprio quando questo avviene siamo certi di trovarci di fronte un Artista con la A maiuscola.
Un altro punto vincente dello stile di Miyazaki è quello dell’uso sapiente di tematiche che coinvolgono sia i grandi che i più piccini. La lotta tra Bene e Male, per esempio, è un tema assai ricorrente. Lo schierarsi da una parte o dall’altra, sviluppa e aziona meccanismi senz’altro molto diversi tra bambini e persone adulte: proprio in ciò risiede la sua forza.
Le tematiche e i personaggi vengono compresi nella loro totale e completa umanità: non c’è solo il bianco o il nero, bensì ogni aspetto del mondo merita di essere indagato e compreso a pieno, usando come parametro di giudizio anche la sfumatura del grigio, spesso soprattutto dagli adulti abbandonata.
L’avventura, le amicizie, le storie d’amore e la magia si intrecciano in ogni storia e ciò a cui danno vita è un prodotto sorprendente. Durante la visione dei film di Miyazaki, “sospesi” è forse il termine che più si accorda agli stati d’animo provati: lo spettatore è catapultato in un limbo, distante dal mondo reale ma allo stesso tempo immerso in esso. È lui che detiene il libero arbitrio, e sceglie con che valori schierarsi di volta in volta.
In un mondo attuale come quello in cui viviamo, sempre più attratto dalle differenze culturali della Terra del Sol Levante, è bello scoprire l’Oriente in ogni sua sfaccettatura. Perché il Giappone non è solo il Sushi così apprezzato da noi occidentali, e non è neppure la serie di videogame con cui siamo cresciuti: la cultura nipponica è molto di più. Quindi, quale modo migliore per iniziare ad esplolarla se non con la visione di un film giapponese? Mettetevi comodi, spegnete il telefonino, e lasciate che il viaggio cominci!
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