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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Ride on” – Cruachan
È fine ottobre e sapete cosa vuol dire?
Se avete risposto “Halloween” –o “Samhaim” se siete più acculturati-, c’eravate quasi. È anche il periodo di “dolcetto o scherzetto“; ma, cosa che in pochi sanno, è il periodo della raccolta delle olive.
Perciò c’è chi, invece di festeggiare fantasmi e morti, passa i weekend in campagna a raccogliere le olive; che siano quelle da aperitivo, le olive ascolane o per l’olio, poco importa.
A “causa” di Kevalin –lo ricordate? La persona che si è fatta la vacanza da urlo in Francia per poi volatilizzarsi?– ho trascorso un weekend anche io a raccogliere le olive e voglio raccontarvi come funziona.
Non vi racconterò come mi sono ritrovatə nella campagna umbra a fare questa esperienza –principalmente perché potrebbe suonare come una storia di rapimento e sfruttamento, e non voglio mettere Kev nei guai-.
Tutto ha inizio con una serie alberi dalle olive di un colore che può andare dal verde chiaro ad un appetitosissimo viola scuro. -Non mangiatele, fidatevi-.
Le olive si raccolgono in due modi, contemporaneamente:
Ovviamente poi, non si raccolgono una per una dal terreno, una volta che sono state fatte cadere: sotto gli alberi vengono posizionati delle reti a maglie molto strette, che poi vengono riunite e che permettono di raccogliere le olive nelle cassette.
Mentre mi dirigevo verso la campagna mi rodeva la preoccupazione di incontrare alberi affetti da Xylella, un batterio delle piante di ulivo che sta colpendo la Puglia, la Francia e la Spagna, principalmente.
Recenti studi dimostrano che venga dall’America centrale e che dal 2013 stia rovinando i raccolti europei.
Provoca il Complesso di Disseccamento Rapido dell’Olivo; praticamente i rami seccano prima del tempo, portando alla morte della pianta prima che possa dare i suoi frutti.
Fortunatamente, in Umbria dove abbiamo raccolto, non abbiamo incontrato tracce di questa malattia.
Il seguente passaggio non è qualcosa che fanno tutti i raccoglitori di olive, ma i nostri ospiti lo fanno e, devo dire hanno una bella ragione:
“Tu arrivi con le olive tutte pulite e vedi gli altri con le casse piene di foglie. Ti sfottono un po’, ma intanto li vedi che, cercando di non farsi vedere, levano delle foglie dalle loro casse. È esilarante e da una bella soddisfazione.”
– Margherita
Gongolare a discapito dei tuoi vicini è una bella soddisfazione, immagino. Di certo, il sorriso soddisfatto che ha fatto lei mentre me lo raccontava, mi è sembrato esaustivo per il processo.
Adesso ve lo spiego bene.
Per fare l’olio, le olive vengono portate ad una pressa -in genere c’è una persona che ha il macchinario e tutti i vicini vanno da quella persona per fare l’olio a scrocco. Ovviamente si scherza: l’uso del frantoio si paga– che le schiaccia per far uscire il succo e gli elementi che poi vanno a fare l’alimento.
Le foglie che vengono staccate dall’albero, inevitabilmente, con le olive, non servono e, anzi, potrebbero anche rovinare il sapore. Infatti vengono tolte. -le persone che hanno i macchinari, hanno anche un aggeggio, termine tecnico, per soffiarle via-.
Però c’è chi preferisce munirsi di una specie di scivolo, con lo spazio per far cadere le foglie, e pulire il proprio raccolto. -Chi siamo noi per giudicare gli stacanovisti?-
Quindi, dopo cena –giusto per digerire bene-, ci si piega sullo scivolo e si separano olive e foglie, mentre si chiacchiera amabilmente.
Del resto il risultato vale la pena di qualche visita dall’osteopata.
Written by: Ro Vendittelli
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