Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Nothing Is Lost” – The Weeknd
Sembrava volerci un miracolo per riportare le persone al cinema nell’epoca dello streaming e invece sono “bastati” 13 anni di scrittura Na’Vi e di sviluppo della CGI, perché “Avatar: la via dell’acqua” è il film più atteso al cinema dalla Gen Z. Curioso, perché nel 2009 avevamo tra i 5 e i 10 anni: il primo Avatar lo ricordiamo a malapena, se non per gli affascinanti alieni blu e gli strani animali di Pandora. Che la trama non ci interessi particolarmente è chiaro. Cos’è, allora, a spingerci verso le meravigliose baie blu del nuovo Avatar?
Mai come loro
Così come per il primo, la parte centrale di tutto il film è l’eterna lotta tra una società autoctona, consapevole e devota alla natura e i colonizzatori umani, interessati ad estrarre il maggior numero di sostanze preziose possibili: i Na’Vi che si scontrano con l’egoista “gente del cielo”.
Le baie di Pandora
Oltre che nell’aspetto, i nativi di Pandora differiscono da noi per molti aspetti: loro vedono le persone, non ci sottoscrivono contratti e quando uccidono animali per mangiare lo fanno usando tutto quello che la natura mette loro a disposizione, senza ributtare carcasse in mare. Ebbene, è questo contatto puro con la natura ad incantarci e ad avvelenarci allo stesso tempo.
Sembra familiare
Il regista James Cameron non ha fatto altro che portare su un pianeta volutamente simile alla Terra i problemi che da anni distruggono la nostra casa: sfruttamento incontrollato delle risorse, distruzione di habitat ed ecosistemi in modo brutale solo per poter mantenere un determinato stile di vita evidentemente insostenibile. Avatar colpisce dritto al cuore perché appartenere alla stessa specie dei cattivi fa davvero schifo. Dalla consapevolezza che non riusciremo mai a vivere una connessione così con la natura e dalla rabbia che scaturisce dall’appartenere al genere umano, è nata una nuova “patologia” chiamata PADS, “Post-Avatar Depression”.
Aprire gli occhi
Ecco il veleno: molti giovani fan, circa il 10%, ha riscontrato un forte senso di angoscia dopo aver visto il film, mentre parte del pubblico restante ha provato un vago senso di tristezza e nostalgia. A qualcun altro, invece, è semplicemente piaciuta l’escursione di 3 ore su Pandora.
Il protagonista, Jake Sully
Con PADS non si intende certo una patologia riconosciuta a livello medico, ma un fenomeno sociale che riguarda un’ampia percentuale degli spettatori seduti questi giorni in sala. A quanto pare, abbiamo necessità di avvelenarci piano, quasi dolcemente, perché Pandora fa male agli occhi per quanto è bello. E tra una battaglia e un’altra – perché, senza, non sarebbe un film americano-, impariamo a dire “oel ngati kameie” al mondo intero.
Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “STAR WALKIN” - Lil Nas X E anche quest’anno è passato, lasciandosi dietro tanti ricordi, piacevoli o meno. A prescindere da ciò che sia successo nel 2022, il 2023 si presenta come una nuova occasione per ricominciare, o almeno per aggiustare qualcosina. Ci viene in aiuto proprio il numero 23, che qui a Roma significa “Bucio di …” insomma, completate voi. Noi del YCB, […]
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